Crollo ponte a Genova: card. Bagnasco, vivere nella apertura generosa verso gli altri è il segreto di un mondo migliore””

“Genova non deve perdere la speranza nel suo futuro, e i genovesi non devono perdere la fiducia che è come il sale del vivere insieme”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, nell’omelia della messa alla Vigilia della Solennità della Madonna della Guardia. “Dobbiamo, al contrario, rinnovare e rafforzare la fiducia tra noi, credere che gli altri – fino a prova contraria – sono affidabili, consapevoli che perdere la fiducia significa perdere l’orizzonte, spegnere la luce, entrare in un mondo di ombre: la vita diventa invivibile, un labirinto inestricabile, fatto di sospetti e fantasmi.  Per paura ci si ritira nel proprio guscio, i rapporti si restringono a pochi intimi nel tentativo di proteggersi, se qualcuno mostra interesse per noi appare come una incursore nella sfera privata. Ma qual è il risultato? E’ la tristezza di una vita chiusa perché ripiegata su se stessa, rattrappita perché incapace di farsi dono”. “Nei giorni immediati della sciagura – ha proseguito il cardinale -, abbiamo visto il contrario: davanti al dramma e alle urgenze, che non ammettevano discorsi e concorrenze, è scattata la macchina del soccorso, un soccorso che – alle necessarie competenze – aggiungeva il calore del cuore, come se le vittime fossero i propri cari, e quelle macerie fossero i muri della propria casa. In quell’impressionante groviglio, non c’era spazio per polemiche inutili: davanti al dolore solo il rispetto è ammesso, il silenzio che partecipa e la parola composta. Quando poi c’è ancora qualcosa da fare o da tentare, allora solo la dedizione generosa, anche oltre misura, può prendere campo. E così è stato a tutti i livelli e in ogni dove. Che cosa abbiamo percepito in quei giorni, che cosa abbiamo riscoperto? Che vivere nella apertura generosa verso gli altri, nella vicinanza sincera senza calcoli, solamente benevola, è la verità della vita, è il segreto di un mondo migliore. Abbiamo toccato con mano che questa è la nostra casa, lo stare insieme guardandoci umilmente negli occhi e dandoci la mano per sostenerci tra generazioni, tra ruoli e responsabilità, tra quartieri e strade, tra città e paesi. Tra popoli e Nazioni”.

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