Crollo ponte a Genova: card. Bagnasco, “vivere giorno per giorno i gesti quotidiani con la coscienza di ciò che facciamo”

“Dobbiamo attendere le tragedie per essere ricondotti alla verità delle cose? E’ necessaria la lezione brutale del dolore e della morte per ricordare ciò che conta e che Dio ha posto nei nostri cuori? Ricordare ciò che è essenziale, ma che spesso dimentichiamo perché distratti da sogni di grandezza, dalla ricerca esasperata del nostro io e di ciò che promette appagamento? No, non è necessaria la dura scuola della morte per vivere da persone secondo il cuore di Chi ci ha creati, redenti, e che ci attende nella vita eterna”. Così il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, nell’omelia della messa alla Vigilia della Solennità della Madonna della Guardia. “Dobbiamo smascherare questo modo di sentire, questa cultura che sostituisce l’io di ciascuno al noi della comunità; che fa dell’individualismo il moderno criterio della felicità, non dicendo che l’individuo – quando si pone in modo individualistico – si separa dagli altri e si condanna alla solitudine. Non è questo ciò che il nostro cuore desidera, non è questa la nostra vocazione: l’io assoluto non siamo noi, ma è il suicidio di noi, non ci rappresenta, ci cancella”. Per il cardinale, “non si tratta di fare proclami, ma di vivere giorno per giorno, là dove siamo, i gesti quotidiani con la coscienza di ciò che facciamo, dando ad ogni gesto una intenzionalità che non può mai darsi per scontata, ma che deve essere spesso innovata: ho davanti a me un altro da me, ma che è uguale a me nella grandezza di figlio di Dio. E’ questa la santità che, come scrive il Papa, possiamo vivere tutti con umile semplicità”.

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