Giovani: don Lolli (Collegio Borromeo), “non è vero che rifiutano la fede. Ma dove siamo per chi ha sete di parole autentiche?”

Le Giornate nazionali di formazione e spiritualità missionaria in programma alla Domus Pacis di Assisi da ieri a mercoledì 29 agosto, organizzate come ogni anno dall’Ufficio nazionale Cei per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, entrano oggi nel vivo del tema della “vocazione” e del “futuro”. Davanti ad una platea di 230 partecipanti provenienti dal mondo missionario delle diverse diocesi italiane, don Alberto Lolli, presbitero della Chiesa di Milano, formatore ed esperto di pastorale giovanile, ha introdotto questioni fondamentali per la Chiesa, chiamata in ogni suo ambito a riflettere sul mondo giovanile, in vista del prossimo Sinodo dei vescovi dedicato a “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” che si terrà a Roma in ottobre.
“Non è vero che i giovani rifiutano la fede: la domanda che come Chiesa dobbiamo porci è: dove siamo noi davanti ai giovani che hanno sete di parole autentiche? I giovani – ha affermato con forza don Lolli, che vive quotidianamente gomito a gomito con 150 studenti dell’Almo Collegio Borromeo di Pavia, di cui è rettore – hanno sete di parole, ma non tollerano più la banalità”. Ed ha proseguito: “Gli studenti con cui vivo sono lontani dall’esperienza ecclesiale. Mi chiedo spesso: chi dice ai giovani che la vita è complessa, chi parla loro di salvezza, di morte, di rinascita? Incontrano questi temi solo nei fantasy e infatti questi hanno grande successo. Noi, come Chiesa, stiamo rinunciando a parlare con loro”.
Effettivamente Dio non è a portata di click ma c’è un percorso lungo, lento, paziente per poterlo incontrare. Anche in questa società della velocità, il percorso con Dio passa dalla ricerca, dall’attesa: “I giovani hanno la visione di una vita cristiana rigida, ma il problema non è loro: è nostro, cioè di chi vuole suscitare interesse”, ha affermato don Lolli. Stimoli, ripensamenti, provocazioni, interrogativi, rovesciamenti di luoghi comuni hanno pungolato i convegnisti, consapevoli che concentrarsi sul futuro, discernere, comprendere la volontà di Dio, scegliere la propria vocazione, è un cammino molto serio, non da dilettanti.
“La giovinezza – assicura don Lolli – anticipa tutti i temi che poi l’esistenza ripropone, in un modo o nell’altro. Un giovane è l’ouverture della vita. Guardando uno di loro, vedo tutti i pezzi che prima o poi si presentano nella vita o si sono già presentati. Allora non possiamo parlare del futuro senza guardare ai giovani, che sono uno specchio in cui ritrovarci”.
I giovani interpellano, mettono in discussione, stimolano anche gli adulti. Ma per trovare le parole adatte a riprendere un dialogo con loro – che non può prescindere dallo “stare con” e dal testimoniare con la vita ciò in cui si crede – occorre “rinnovarsi nella Parola di Gesù”, come recita il titolo delle Giornate di Assisi, e ripartire dall’essenzialità del Vangelo.

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