50° Medellín: card. Barreto, “assumere conversione e riforma della Chiesa” promosse da Papa Francesco

A Medellín, cinquant’anni fa, nacque una Chiesa “pasquale”, che “si arrischiò a mettere in pratica” gli orientamenti del Concilio Vaticano II nella realtà latinoamericana, con lo stesso stile con il quale “Maria si mise prontamente in viaggio per visitare la cugina Elisabetta”. Lo ha affermato il cardinale peruviano Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo e vicepresidente della Repam, durante il suo intervento al congresso latinoamericano “Medellín cinquant’anni: profezia, comunione, partecipazione”, promosso dal Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), dall’arcidiocesi di Medellín, dalla Clar (il coordinamento latinoamericano dei religiosi e delle religiose) e dalla Caritas latinoamericana. Il card. Barreto ha fatto notare che la “la stessa elezione di Francesco, il primo Papa latinoamericano, è il frutto di tutta la storia della Chiesa latinoamericana, in fedeltà non solo agli orientamenti del Concilio Vaticano II, ma anche e fondamentalmente in fedeltà a un Cristo sofferente, a un Cristo che muore e a un Cristo che risuscita”. Per il porporato peruviano, il Concilio, la Conferenza di Medellín e il papato di Francesco sono “segni del rinnovamento e della riforma che stiamo vivendo nella Chiesa e che dobbiamo rafforzare”.

Il card. Barreto ha poi sottolineato la centralità dell’opzione per i poveri proclamata dalla Conferenza di Medellín, senza tacere che essa non è stata a lungo accettata o assunta adeguatamente dentro la Chiesa, fino a che è stato papa Benedetto XVI, ad Aparecida, a dichiarare che l’opzione preferenziale per i poveri “è implicita nella fede cristologica”. Il vicepresidente della Repam ha allora invitato ad “assumere la conversione e la riforma della Chiesa” promosse da Papa Francesco, “a lasciare a lato l’autoreferenzialità, a essere una Chiesa povera per i poveri e gli scartati, a superare la sporcizia all’interno della Chiesa, a condannare con coraggio gli abusi sessuali, di potere e di coscienza che dobbiamo superare”.

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