50° Medellín: concluso seminario alla Javeriana di Bogotá, nel ricordo della stagione che “aprì le porte” al rinnovamento della Chiesa

Si è concluso alla Pontificia Universita Javeriana di Bogotá il seminario “Religione come fonte di sviluppo liberatore 50 anni dopo la Conferenza di Medellín”, che ha preso il via lo scorso 21 agosto per concludersi prima dell’avvio del Congresso promosso dal Celam a Medellín. La parte conclusiva del convegno ha visto tra i protagonisti il gesuita padre Juan Carlos Scannone, teologo argentino, che ha ripercorso le fasi dello sviluppo di quella che è stata definita per la prima volta “teologia del popolo” da J. L. Segundo, teologo uruguayano scomparso nel ’96. Tra i suoi esponenti più importanti, personalmente conosciuti e stimati dall’attuale papa Bergoglio, i sacerdoti Lucio Gera e Rafael Tello.
Tra gli altri relatori padre Vicente Durán Casas, gesuita, professore di Teologia all’Univesità Javeriana, ha affermato a conclusione del convegno:‏ “Cinquant’anni fa giunse a a Bogotá Paolo VI. Fu il primo Papa a visitare l’America Latina e aprì le porte per il rinnovamento della Chiesa, a partire dall’opzione preferenziale per i poveri e la giustizia sociale, come parte essenziale della sua missione”.
Tra i relatori anche la religiosa domenicana Geraldina Céspedes, teologa guatemalteca, secondo la quale molte donne non avrebbero maturato la propria coscienza sul valore della donna se non avessero assunto la dimensione liberatrice della religione”.

Margit Eckholt, docente di Teologia dell’università austriaca di Osnabrück, tra i coordinatori del seminario, dichiara al Sir: “Il 1968 è stato caratterizzato in Europa dalla protesta studentesca e, nel contesto latinoamericano, da diversi movimenti sociali, è stato un anno essenziale anche per la Chiesa cattolica. In particolare nella seconda Conferenza dell’episcopato latinoamericano a Medellín, la Chiesa cattolica si è sviluppata fino a diventare un nuovo attore sociale e un’istituzione riconosciuta anche al di fuori dei circoli ecclesiastici, per il suo impegno a favore del cambiamento sociale, dei diritti umani, di uno sviluppo giusto focalizzato sui poveri, del lavoro per la pace. Il processo di rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II ha trovato il suo profilo maggiormente portatore di novità proprio nel contesto latinoamericano”.
Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina e tra i partecipanti al Seminario della Javeriana commenta al Sir, con lo sguardo rivolto anche al congresso in corso a Medellín: “L’incontro di tutti i vescovi latinoamericani, nel 1968, ha promosso le Comunità ecclesiali di base (Ceb), ha rilanciato il ruolo dei laici perché assumessero il loro ruolo ‘sacerdotale, profetico e regale’ e ha invitato le Chiese locali a formare Commissioni di giustizia e pace, perché questo impegno diventasse strutturale dentro la Chiesa. Nel settembre 2017, proprio a Medellín, Papa Francesco ha spiegato meglio: i discepoli missionari ‘sanno come guardare alla vita, senza miopie ereditarie; guardano con gli occhi e il cuore di Gesù, e solo in seguito giudicano. Sono discepoli che rischiano, agiscono e si impegnano’”.

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