Terremoto in Centro Italia: mons. D’Ercole a veglia notturna, “costruire in modo tale che le case non si possano distruggere”

(da Pescara del Tronto) Il rintocco della campana alle 3.36 e i volti di oltre 500 persone illuminati nel buio dalle fiaccole sotto le stelle di Pescara del Tronto hanno segnato il secondo anniversario dal sisma che il 24 agosto 2016 ha colpito quattro regioni con 303 vittime, migliaia di sfollati e case distrutte. La comunità di Arquata del Tronto si è in parte ritrovata in una cerimonia commemorativa in notturna per non dimenticare quella data in memoria delle 53 persone scomparse sul versante ascolano e pregare insieme ai volontari, ai vigili del fuoco, all’esercito che con loro hanno condiviso i primi momenti di quella notte. Dopo il ritrovo a Trinsungo, la fiaccolata è partita all’1:30 verso il parco giochi, luogo in cui furono deposte le salme estratte dalle macerie. Con i familiari delle vittime il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D’Ercole, il sindaco Aleandro Petrucci, le autorità e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte giunto ad Arquata per la celebrazione e per seguire la fiaccolata con gli arquatani.

“Dobbiamo trasformare ciò che è un disastro in una opportunità, perché questo incontro di questa notte non sia solo un ricordo del passato ma sia soprattutto voglia di ricreare una società migliore, dove la voglia del bene comune diventi la regola capace di trasformare il mondo. Un sogno che si trasformi in un impegno condiviso dove ognuno di noi, ad ogni livello, si faccia carico delle proprie responsabilità”. Così mons. D’Ercole nel suo discorso commosso ha esortato tutti a non mollare nelle difficoltà: “La memoria va a ciò che è avvenuto il 24 agosto quando tutti i nostri amici, familiari, fratelli, sorelle, morti li abbiamo ricomposti qui uno per uno. Noi da quella notte ormai siamo una famiglia e i vostri morti sono i nostri. Come le vostre lacrime. La vostra speranza è la nostra”. “Sento le grida di quella notte, vedo la polvere, ricordo le case crollare, le voci di richiesta di aiuto che sentivo arrivare da quelle macerie. Questa sera vorrei farmi una domanda. Cosa possiamo fare adesso? Perché quando avviene qualcosa nella nostra vita che sconvolge i nostri piani in un primo momento siamo portati ad essere smarriti, ci sentiamo persi nel buio”.

Tre i temi messi in risalto dal vescovo con un richiamo alla necessità di non avere paura di fronte ai disastri naturali. “Nella prima lettura abbiamo ascoltato che Dio ha creato questo mondo ce lo ha messo a nostra disposizione. Quindi dobbiamo imparare a viverci. Non è un incidente di percorso, è una realtà che fa parte della vita, dobbiamo imparare a non aver paura ma a costruire in modo tale che le case non si possano distruggere. Per questo la ricostruzione in atto non può essere solo un maquillage delle abitazioni, ma deve dare sussistenza alle case perché chi ci entra possa stare tranquillo”. Il secondo invito rivolto ai presenti è ad avere più speranza nel futuro: “Fidatevi di Dio. Se anche nei momenti tristi vi sembra che si sia girato dall’altra parte, il suo amore non ci abbandona mai”. Per il vescovo D’Ercole, è importante che si riaccenda la speranza e “trasformare quella che è stata una tragedia per tutti in una occasione”.

Il terzo appello è un incoraggimento a superare le difficoltà. “Noi viviamo tempi difficili, sembra qualche volta che il mondo vada in rovina. La certezza è che il bene trionfa, che l’amore non muore per quanto possano essere grandi gli ostacoli”. “La Chiesa è la casa di tutti coloro che sentono di essere amati, di essere abbracciati nel momento del dolore – ha concluso mons. D’Ercole -. I ragazzi che con le loro letture hanno aperto la cerimonia parlavano di sogno. Anche noi abbiamo un sogno ad occhi aperti”.

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