Incontro mondiale famiglie: Brusati (Università Firenze), “riappropriarci del tempo, un percorso difficile ma non impossibile”

“Iniziare a riappropriarci del tempo in chiave analogica, per tornare ad avere ‘un tempo per’. Un percorso difficile, ma non impossibile”. Lo ha detto Marco Brusati, docente presso l’Università di Firenze e direttore di Hope Music School, intervenuto oggi al congresso teologico pastorale, nel panel sul tema “The Family that Prays Together: Finding Time for Prayer in a Digital Age”, nell’ambito dell’incontro mondiale delle famiglie, a Dublino. “Oggi – ha proseguito – siamo in viaggio verso la diffusione di massa della realtà virtuale (la realtà senza realtà) e dell’intelligenza artificiale (la persona senza persona); intanto si sta chiudendo la fase della diffusione globale dei tablet (smartphone, Pad e ibridazioni) che, funzionando senza cavi di collegamento, hanno tagliato il cordone ombelicale che ci teneva collegati a qualcosa o a qualcuno”. In questo scenario indicato dal docente “anche il tempo si è trasformato da analogico a digitale”. Brusati ha poi elencato le caratteristiche principali di questa trasformazione. La prima è “l’ipertrofia del futuro”, cioè “nel tempo analogico c’è un passato che insegna, un presente da vivere, un futuro da preparare e poi consegnare; nel tempo digitale il passato è sor-passato ed inutilizzabile, mentre il presente ha valore in quanto ‘non-è-presente’, ma ‘già-futuro’”. Altra caratteristica, il “multitasking”: “Nel tempo analogico le azioni si susseguono in maniera consequenziale e gerarchica; nel tempo digitale le azioni si presentano contemporaneamente in maniera casuale e di pari valore”. E poi la frammentazione: “Il tempo analogico è lineare, ciclico o a spirale; il tempo digitale è frammentato in istanti non consequenziali e non in necessaria relazione tra loro”. Infine, l’“espropriazione”: “Il tempo analogico è di chi lo vive; il tempo digitale è di chi produce strumenti e contenuti digitali, che dettano ritmi, necessità e contenuti a livello globale”. Una transizione, ha aggiunto l’esperto, che “sta avendo conseguenze anche nella famiglia che cercano il tempo per pregare”. Ne ha indicate 4: “le preghiere tradizionali, vengono considerate parte del passato e non del presente; difficoltà a comprendere che la preghiera ha bisogno anche di tempi esclusivamente dedicati ad essa; difficoltà a trovare il senso della preghiera nella relazione con le altre azioni e avvenimenti della vita; la preghiera è considerata un atto irrazionale per creduloni da parte dei padroni del tempo digitale”.

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