Funerali escursionista morto nel Pollino: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “ogni Istituzione faccia la parte che le compete”

“Come il fango e i detriti che hanno ingoiato Antonio e tutte le vittime della sciagura del Raganello, la ‘polvere’ citata dal testo biblico ci riporta alla nostra fragilità. Siamo canne spezzate dal vento dell’esistenza e siamo richiamati alla grandezza della vita che è fragile: con eventi imprevedibili, ci richiama sul chi siamo, liberandoci da ogni delirio di prepotenza”. Lo ha detto mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, celebrando a Cerchiara i funerali della guida Antonio De Rasis, che ha perso la vita nella tragedia del torrente Raganello. “Non ho altre parole da aggiungere al lutto che ci addolora e ci abbatte”, ha detto il presule. “Una sola certezza posso proporvi: Dio, nostro Padre, non ci è lontano, anzi”. Per mons. Savino, “il rintocco delle campane benedicenti è un richiamo per noi tutti alla responsabilità condivisa: ogni Istituzione faccia la parte che le compete”. Il vescovo di Cassano ha auspicato che “le parole, che hanno un senso, non siano sprecate, sciupate, non siano mai parole al vento, anzi siano di responsabilità matura”. Infatti, “non c’è libertà senza verità e giustizia”. “Quello che è successo alle Gole del Raganello – la considerazione di mons. Savino -, dovrebbe farci riflettere anche sulla necessità di riconsiderare il nostro rapporto con la natura. Siamo chiamati a comprendere che esiste qualcosa di più grande di noi che necessita una prudenza che sfocia nell’assoluto e incondizionato rispetto. Non aggiungiamo dolore a dolore”.

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