Sinodalità: Wirz (protestante), “responsabilità condivisa”. Matsegora (ortodosso), “fondamento teologico di Chiesa in chiave trinitaria”

Mettersi in ascolto delle esperienze di sinodalità presenti nelle diverse Chiese cristiane per rispondere meglio all’invito di papa Francesco che indica ai cattolici il “camminare insieme” come “via costitutiva della Chiesa”. E’ il senso della terza sessione della Settimana teologica del Meic, dedicata a “Democrazia e sinodalità” e in corso a Camaldoli. “Papa Francesco sta molto incoraggiando la Chiesa Cattolica nel suo insieme a immaginare, confrontarsi, pensare e progettare la sinodalità”, ha esordito il vicepresidente del Meic Stefano Biancu, secondo il quale “è importante non separare teoria e prassi e non pensare che la prassi sia semplicemente una conseguenza della teoria: la prassi può essere decisiva anche per comprendere meglio che cos’è davvero la sinodalità”. Il monaco protestante di Bose, Matthias Wirz, ha ricordato che “nelle Chiese della Riforma, prive di vescovi, è più diffusa una sorta di autorità sinodale, condivisa da tutti i credenti secondo il principio del sacerdozio universale dei battezzati” con “una responsabilità condivisa nelle decisioni sia a livello dottrinale che di disciplina”. Lo ieromonaco ortodosso Ambrogio Matsegora, vicario delle parrocchie italiane del Patriarcato di Mosca, ha invece sottolineato che “nella teologia ortodossa la sinodalità non è altro che la prospettiva della Trinità, che dalla vita immanente viene proiettata sulla realtà terrena della Chiesa. Quindi non si tratta solo una forma esterna dell’organizzazione ecclesiastica ma piuttosto il fondamento teologico che ci porta a ripensare la Chiesa in chiave trinitaria”.

 

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