Settimana teologica Meic: Zuccaro (teologo), “Stato riscopra propria autorità nel rispondere a bisogni persone”

Riscoprire il fondamento etico dell’autorità dello Stato nel rispondere ai bisogni delle persone, mettere al centro la sinodalità come stile nella Chiesa ripartendo dalla comunione. E’ quanto emerso dal dialogo su “autorità e partecipazione nella vita della Chiesa e della comunità civile” che ha aperto i lavori di questa mattina alla Settimana teologica del Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) a Camaldoli (20 – 24 agosto), dedicata al tema “Democrazia e sinodalità”. Protagonisti del dibattito il teologo morale e rettore emerito della Pontificia Università Urbaniana don Cataldo Zuccaro e l’ecclesiologo della Pontificia Università Lateranense, ed assistente nazionale Meic, mons. Giovanni Tangorra. Zuccaro ha parlato di “antropologia dell’indigenza” come “fondamento etico dell’autorità dello Stato e della partecipazione dei cittadini alla vita politica”. Per il teologo morale “antropologia dell’indigenza è considerare l’ uomo come ‘essere del bisogno’ e come essere strutturalmente relazionale. Se lo Stato è il ‘prolungamento interpretativo’ della persona nel vivere socialmente strutturato, allora esso è chiamato a dare una risposta al bisogno reale dei cittadini, un bisogno che va decodificato in modo politico e storicizzato nei bisogni particolari. Se andasse oltre, ci sarebbe un abuso d’autorità, ma se non lo facesse, smetterebbe di essere quello che deve essere”.
Per Zuccaro il discorso vale anche per il tema della partecipazione, poiché in questa dimensione relazionale dell’uomo “la responsabilità diventa sempre corresponsabilità”. Tangorra invece si è soffermato sul valore della sinodalità nella Chiesa oggi, che per Francesco “è il cammino della Chiesa del Terzo millennio. Il papa ci sprona a vivere la sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa e come suo stile permanente. Per farlo però c’è bisogno di una riflessione profonda sui temi del pluralismo e di una partecipazione ampia e condivisa alla vita della Chiesa”. E soprattutto sulla comunione “che è l’essenza della Chiesa e va riscoperta: è proprio a partire dall’idea della Chiesa-comunione che Giovanni Crisostomo diceva che ‘il nome della Chiesa è Sinodo'”.

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