Mezzogiorno: Vittadini (Fondazione per la Sussidiarietà), “patto per lo sviluppo tra pubblico e privato”

(da Rimini) “Il Sud centro del Mediterraneo e non periferia del Nord”. È la conclusione del “Rapporto Sussidiarietà e… giovani al sud 2017/2018”, presentato oggi dal presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, durante il convegno “Quale futuro per il Sud”, nell’ambito del Meeting di Rimini. Un rapporto che “mette in evidenza due cose: l’emergenza del Sud – spiega Vittadini – ma anche le possibilità di cambiamento di certe condizioni”. Tra i dati segnalati, le proiezioni demografiche: nel rapporto tra la popolazione residente al Sud oggi e quella prevista tra vent’anni viene evidenziata la diminuzione di un milione e mezzo di persone e l’aumento dell’età media, dai 43,6 anni del 2017 ai 51,6 anni del 2066. “Crisi demografica vuol dire anche crisi economica. Se lavora meno gente, c’è meno gente che può mantenere le persone anziane, c’è meno gente che può investire in educazione, c’è mancanza di risparmio, c’è impoverimento”, sostiene il presidente della fondazione. Altro aspetto segnalato il tasso di scolarizzazione inferiore nel Sud Italia rispetto al Nord sia per i “rendimenti qualitativi scolastici” sia per la “percentuale di giovani che abbandonano gli studi”. E poi occupazione e disoccupazione. Il tasso di occupazione al Sud è del 44,8%, mentre nel Nord Italia è del 66,8%. “Il tasso di disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 24 anni, nel Mezzogiorno – aggiunge Vittadini – è pari al 46,6%, mentre nel nord al 22,7%”. Partendo da questi dati la Fondazione per la Sussidiarietà ha sviluppato il “Progetto Federico II”, che si articola in nove punti per lo sviluppo del Sud: vengono indicati investimenti sulle infrastrutture per “portare merci verso il nord Europa”, ma anche su energie alternative, istruzione, agricoltura e turismo di qualità. Infine, la natalità: “l’investimento in asili nido al Nord è dieci volte superiore rispetto al sud”. Quindi, l’indicazione di “sostenere economicamente le famiglie nella fase pre-natale e neo-natale”. “Abbiamo una situazione di estrema criticità, ma una grande possibilità, se attori pubblici e privati si mettono insieme – afferma Vittadini -. È chiaro che il privato non può essere speculativo e il pubblico non può essere clientelare. Se si ha uno scopo comune si sa come collaborare e lo scopo comune è far uscire il Sud dal sottosviluppo”. Per questo motivo, viene auspicato un “patto per lo sviluppo che deve venire prima delle divisioni politiche”.

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