“Non si può vivere una vita cristiana semplicemente domandando misericordia per sé e poi rimanere chiusi agli altri”. Lo ha detto il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, questa sera, a Bibione (Venezia) nell’omelia pronunciata in occasione dell’apertura della Porta Santa per la Perdonanza bibionese. “La porta della misericordia sia segno di uno spazio aperto, dal quale possiamo passare noi e nel quale aiutiamo gli altri a entrare”, ha auspicato il porporato, che ha chiamato in causa “gli oppressi di oggi che non vedono una via di uscita dalla povertà”. “Devono ancora essere aiutati – ha affermato il card. Bassetti –, pena ridurre il cristianesimo a una semplice enunciazione buonista di misericordia”. L’arcivescovo ha ricordato che “la Chiesa delle origini, mentre annunciava il Vangelo e il perdono dei peccati, agiva anche attraverso varie forme di carità e accoglienza”. Riflettendo sul significato del Giubileo, il cardinale ha sottolineato che “si pone, per certi versi, anche come una provocazione per l’uomo contemporaneo che non vuole chiedere perdono a nessuno e neppure perdonare, non solo perché ha perso il senso del divino e del peccato, ma perché, rinchiuso com’è nel proprio egoismo, è sopraffatto dall’apatia”. Il porporato citando il beato Paolo VI sul “Perdono della Porziuncola” ha evidenziato che la condizione necessaria per “accedere al regno di Cristo” è “il cambiamento profondo di tutto l’essere”. Quindi, l’invito “per tutti noi, nessuno escluso, a lasciarsi toccare dai poveri, ovvero da Cristo”. Infine, l’auspicio che il Giubileo aperto stasera sia “un tempo di discernimento personale e comunitario, che ci dà la possibilità di riprendere con slancio il cammino dell’evangelizzazione e della testimonianza cristiana, fatta di amore, di perdono e di accoglienza reciproca”.