Egitto: monastero Wadi al-Natrun, un monaco confessa di aver ucciso il vescovo copto-ortodosso Epifanio

Un monaco, poi ridotto allo stato laicale, ha confessato l’assassinio di Anba Epifanio, l’abate del monastero di San Macario a Wadi al-Natrun, nel deserto occidentale dell’Egitto. Il vescovo copto-ortodosso è stato ucciso nelle prime ore di domenica 29 luglio, colpito alla testa da un oggetto pesante con un colpo fatale, mentre si dirigeva verso la chiesa del monastero per la lode di mezzanotte, che precede la messa domenicale. I sospetti della procura di Wadi al-Natroun – informano i media locali – erano ricaduti su Wael Saad Tawadros. L’uomo di 34 anni aveva preso gli ordini a San Macario, nel 2010, sotto il nome di Ishaia ‘al-Maqari, e il 5 agosto è stato ridotto allo stato laicale dal Comitato sinodale copto ortodosso per il monachesimo e gli affari del monastero per gravi violazioni della legge monastica, a prescindere dall’accusa di omicidio. La polizia, assieme a 60 investigatori, hanno visto le immagini delle videocamere e ha ispezionato le celle dei monaci. Si è scoperto che sei monaci erano in costanti contrasti con l’abate e si erano rifiutati di obbedirgli. In seguito a un lungo interrogatorio, le indagini conducevano al monaco Ishaia ‘al-Maqari, che era stato un ribelle. Lo scorso febbraio, gli era stato ordinato di lasciare il monastero per tre anni, ma i monaci si appellarono a suo nome per una seconda possibilità di correggere i suoi modi. “Ma non l’ha mai fatto – riferiscono i media -. Infatti, si scoprì che lasciava spesso il monastero contrariamente agli ordini del suo abate”. Secondo i media, la testimonianza del monaco Ishaia era “contraddittoria”. Lo hanno confermato le telecamere, rivelando i reali tempi in cui era stato dentro e fuori dal monastero. Anche le chiamate sul suo cellulare hanno rivelato “gravi violazioni”. Il monaco la sera del 4 agosto ha tentato il suicidio bevendo un pesticida, ma è stato salvato all’ospedale di Damanhour. Adesso la confessione dell’ex monaco di aver commesso il crimine, indicando agli investigatori lo strumento che aveva usato per uccidere l’abate: una pesante trave di ferro quadrata che nascondeva in un magazzino di rottami nei terreni del monastero.

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