Violenza sulle donne: Istat, in Italia diminuisce ma ne aumenta la gravità

“Diminuisce la violenza sulle donne, ma ne aumenta la gravità rimanendo invece stabile la violenza estrema”. Lo afferma oggi l’Istat diffondendo il “Rapporto SDGs 2018. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia”. “Emergono importanti segnali di miglioramento”, si legge in una nota, nella quale si spiega che “sono in calo sia la quota di donne che hanno subito violenza fisica o sessuale da partner e ex partner, sia la quota di donne che hanno subito violenza fisica o sessuale dai non partner”. “Restano però stabili la quota di donne vittime di violenza estrema (stupri e tentati stupri) e quella relativa alle forme più efferate di violenza (uso o minaccia di usare una pistola o un coltello)”, prosegue la nota. “Le violenze – viene aggiunto – risultano inoltre mediamente più gravi: aumentano quelle che hanno causato ferite così come risultano in crescita la quota di donne che affermano di aver temuto per la propria vita”.
Per quanto riguarda le molestie sessuali, il 7,1% delle donne e il 3,1% degli uomini di età compresa tra i 14 e i 65 anni ne ha subito almeno una nei 12 mesi precedenti l’ultima rilevazione (2015-2016). Al netto delle molestie sui social network, il fenomeno risulta in diminuzione.
Rispetto alla parità di genere, “i dati più recenti indicano che la quota di tempo giornaliero dedicato dalle donne al lavoro domestico e di cura non retribuiti è circa 2,6 volte quello degli uomini, era più del triplo nel biennio 2002-2003”. “Nonostante questo miglioramento, nel 2013-2014 l’Italia presentava il divario di genere più elevato fra tutti i Paesi europei con dati disponibili”.
Nel 2017 il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e il tasso di quelle senza figli continua ad essere basso, benché sia migliorato negli anni. È in crescita la presenza delle donne nelle istituzioni e nelle società quotate in borsa ma “è comunque bassa” nei luoghi decisionali, economici e politici.
Il tasso di ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è in continua diminuzione nel tempo. Dall’inizio degli anni Ottanta fino alla metà degli anni Novanta il calo è stato rilevante e regolare raggiungendo il valore del 9 per mille, attorno al quale il fenomeno si è assestato fino al 2005, per poi ridiscendere con meno intensità fino ai livelli attuali.

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