Rapporto Inps: Boeri, per la tenuta delle pensioni sono necessari più immigrati regolari

“Gli italiani sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati e di persone con meno di 14 anni”. È questa la chiave di lettura offerta dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, nell’intervento alla presentazione del Rapporto annuale dell’Istituto di previdenza, oggi alla Camera dei deputati. “Si tratta di vera e propria disinformazione”, ha aggiunto Boeri, spiegando che l’Italia “ha bisogno di aumentare l’immigrazione regolare” perché sono “tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere”. Nel lavoro manuale non qualificato ci sono il 36% dei lavoratori stranieri in Italia e l’8% degli italiani.
Del resto il Rapporto mette in evidenza come “anche innalzando l’età del ritiro, ipotizzando aumenti del tasso di attività delle donne” e “incrementi plausibili e non scontati della produttività”, per “mantenere il rapporto tra chi percepisce una pensione e chi lavora su livelli sostenibili è cruciale il numero di immigrati che lavoreranno nel nostro Paese”.
Oltre sul problema dell’apporto essenziale degli immigrati nel nostro sistema previdenziale, il Rapporto dell’Inps ha puntato i riflettori sui costi del superamento della riforma Fornero, contenuto nel programma del governo. Passare alla cosiddetta “quota 100” (la possibilità di andare in pensione quando la somma dell’età e degli anni di contributi è almeno pari a 100) costerebbe infatti fino a 20 miliardi di euro all’anno, poco meno (fino a 18 miliardi di euro) se venissero introdotto il requisito dei 64 anni di età. La spesa scenderebbe a 16 miliardi di euro all’anno alzando il requisito anagrafico a 65 anni, mentre quota 100 con 64 anni minimi di età e il mantenimento delle regole attuali per quanto riguarda i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall’età, costerebbe fino a 8 miliardi di euro all’anno.

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