Diocesi: Matera, celebrata la Festa della Madonna della Bruna. Mons. Pennacchio (Fermo), “nulla è più anticristiano della chiusura”

“I valori umani di cui siamo orgogliosi, la storia millenaria che ci precede e ci accompagna, ci spingano ad attivarci sempre di più perché Matera diventi veramente capitale di un nuovo umanesimo, di una nuova cultura”. Lo ha detto mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo di Fermo, nell’omelia pronunciata in occasione della messa per la Festa della Madonna della Bruna nella cattedrale di Matera, nei giorni scorsi, concelebrata con l’arcivescovo di Matera-Irsina mons. Antonio Giuseppe Caiazzo e con il clero diocesano. Gli atteggiamenti indicati sono quelli dell’accoglienza e del perdono. Ricordando che “la nostra diocesi, la nostra città, da tempo sono impegnate in iniziative che tante persone di buona volontà portano avanti con gioia e senza clamore”, il presule ha sottolineato l’importanza di “muoversi”. “Non si tratta semplicemente di mettere in cantiere iniziative, né di opere da costruire – ha spiegato mons. Pennacchio –, ma innanzitutto di uscire fuori dal torpore delle nostre precomprensioni, dei nostri pregiudizi, della nostra idea di Chiesa nel mondo, sempre a rischio di intimismo e di evasione dalle sue responsabilità”. Poi, l’arcivescovo ha spiegato le modalità di questo movimento: “Ci si può muovere anche solo con lo sguardo, col discernimento comunitario, con una parola appropriata, con un gesto di accoglienza e di perdono”. Quindi, l’invito a “non lasciarci ingannare da promesse di benessere e di pace che nascono da chiusure: sono destinate a generare tristezza”. “La gioia del cristiano è compatibile col dolore, con la malattia, con le contrarietà, con le difficoltà di accogliere, integrare e condividere. Nulla è più anticristiano della chiusura, nulla è più autenticamente cristiano della gioia”.

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