Sionodo giovani: Falabretti (Cei), “ci stanno a cuore perché vorremmo vederli diventare santi”

“È abbastanza interessante il legame tra il fatto che Nunzio sia un giovane e che venga riconosciuto santo, perché legato al mondo del lavoro. Un tema, questo, di grandissima attualità, però sembra che oggi il lavoro sia soprattutto e semplicemente il desiderio di trovare una propria occupazione e un proprio posto nella vita e nel mondo”. Lo afferma don Michele Falabretti, direttore del Servizio nazionale di Pastorale giovanile della Cei, nell’intervista rilasciata a Laporzione.it, il giornale online dell’arcidiocesi di Pescara-Penne, a proposito del canonizzazione del giovane che sarà canonizzato il 14 ottobre, durante il Sinodo dedicato ai giovani. “Oggi – sottolinea Falabretti – il fatto di avere un giovane canonizzato in un tempo come quello del Sinodo, è un qualcosa che ci rimanda al senso più profondo del perché la Chiesa fa un Sinodo. Se i giovani ci stanno a cuore è perché li vorremo vedere diventare santi, realizzati, vorremmo che la loro umanità fosse realizzata in pienezza”. Il beato Nunzio fu un giovane, ma anche un lavoratore che ha combattutto contro la malattia. “I temi della fatica e del dolore dovrebbero appartenere alla vita dei giovani. Purtroppo, però, la nostra cultura tende a eliminare questo aspetto, perché c’è la scienza, la tecnologia, perché i ragazzi crescono con l’idea che si possa tenere tutto sotto controllo”.

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