Padre Dall’Oglio: il fratello, “un uomo impegnato a costruire ponti tra culture, fedi e tradizioni diverse”

“Un uomo innamorato di Dio, del dialogo e della giustizia, impegnato a costruire ponti tra diverse culture, fedi e tradizioni”. Così Pietro Dall’Oglio ricorda al Sir il fratello, padre Paolo Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica siriana di Mar Musa, sequestrato a Raqqa (Siria), il 29 luglio di cinque anni fa. Da allora di lui non si è avuta più alcuna notizia. “Ci sono state delle voci, purtroppo, legate alla sua morte. Ma non abbiamo mai avuto conferme ufficiali, né tanto meno prove”. Ricordare il gesuita, secondo il fratello, “significa ricordare il dramma del popolo siriano che soffriva da decenni un regime dittatoriale”. Tra i messaggi del sacerdote scomparso, il fratello oggi ne rilancia in particolare uno. “Mio fratello era per la pace, ma non a tutti i costi. Intendo dire che se in dei momenti ci fossero state delle situazioni che richiedevano un intervento bisognava intervenire – sottolinea Pietro Dall’Oglio -. Da profondo credente, estimatore del Papa, cercava la pace ma anche la salvezza di un popolo”. Nel suo cuore Pietro conserva una speranza: che il fratello sia ancora vivo. “Ne sono ancora convinto. Se mio fratello fosse vivo sarebbe un miracolo, ma proprio perché in Siria la situazione è del tutto nebulosa spero che, nella fuga verso l’Iraq, i combattenti dell’Isis se lo siano portato dietro. Ciò che sogno è che qualche leader dello Stato Islamico tenga in ostaggio mio fratello e lo usi come lasciapassare finale per salvarsi la vita. Questa è la mia speranza e forse l’unico appiglio che ho”.

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