Fake news: Fabris (Università Pisa), “superare l’indifferenza nei confronti dei fatti, ritrovare l’interesse per la verità”

“‘Fatti’ e ‘fattoidi’, notizie vere e discorsi verosimili, ma comunque falsi, finiscono per essere posti sullo stesso piano. Se accettiamo questa situazione ci troviamo a vivere, in maniera più o meno rassegnata, nell’epoca della cosiddetta ‘post-verità’”. Lo scrive Adriano Fabris, docente di Filosofia morale all’Università di Pisa, nella nota pubblicata dal Sir. Secondo l’esperto, “non si tratta solo di trovare i modi per stabilire la verità riguardo a una notizia, per riconoscerla come tale (come notizia, cioè, e non come ‘bufala’)”. La questione riguarda “la motivazione che possiamo avere nel cercare la verità”. Segnalando come “la ‘passione’ per la verità sia venuta a cadere”, Fabris indica la tendenza a trasformare i fatti in narrazione e l’imporsi di una prospettiva sulle altre, perdendo di vista la verità. “Se le cose stanno così, non sorprende che le fake news siano considerate qualcosa di certamente spiacevole, ma di fatto inevitabile. E, allora, cresce l’indifferenza nei confronti delle cose a cui abbiamo accesso, dal momento che possono essere allo stesso modo sia vere che false, a seconda di come le si guarda”. Inevitabile la conseguenza: “Crediamo a tutto e a nulla, e l’unica cosa che ci scuote, ormai, è solo qualche emozione”. In questo scenario, Fabris segnala l’importanza di “recuperare interesse per la verità”. “Dobbiamo sapere che dire la verità è possibile e che dobbiamo fare tutti gli sforzi per farlo. Dobbiamo riprendere la nostra motivazione a dire le cose come stanno e a verificare ciò che gli altri dicono”.

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