Giustizia: Mattarella, “magistratura non deve rispondere alla pubblica opinione perché è soggetta soltanto alla legge”

(Foto: Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“La credibilità del vostro operato necessita che le decisioni assunte siano autorevoli e comprensibili. Ciò vuol dire, da un lato, non piegarsi né alle pressioni del processo mediatico né a quelle – a volte più insidiose – provenienti dagli orientamenti dalle comunità locali, non sempre consapevoli del quadro normativo generale di volta in volta in rilievo, di tutti i valori in questione e dei principi in bilanciamento. Dall’altro, vuol dire dar conto delle determinazioni prese soltanto attraverso la motivazione dei provvedimenti, in ossequio alla previsione costituzionale dell’art. 111. La magistratura, infatti, non deve rispondere alla pubblica opinione perché è soggetta soltanto alla legge”. Lo ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando nel pomeriggio al Quirinale i giovani magistrati prima dell’assunzione delle funzioni negli uffici di destinazione. “La funzione che vi apprestate a svolgere sarà – oltre che di grande motivazione per la sua importanza – impegnativa di fronte alla complessità della realtà sociale nella quale sarete chiamati ad operare”, ha sottolineato il Capo dello Stato, che ha evidenziato come “occorre sempre avere ben presenti la natura e i limiti della propria funzione, rispettando il delicato confine tra l’interpretazione della legge e la creazione arbitraria di una norma”. Mattarella ha anche richiamato il fatto che il “diritto ad associarsi liberamente” tra magistrati è “condizione preziosa, da difendere contro ogni tentativo di indebita intromissione”. “Occorre, naturalmente, evitare che – ha proseguito il presidente – l’aggregazione associativa, basata su autentiche opzioni culturali e valoriali, possa trasformarsi in corporativismo o – peggio ancora – in forme di indebita tutela, se non di ingiustificato favore, basate sul mero – mortificante – criterio di appartenenza”. Mattarella ha anche posto in evidenza le “fondamentali le dimensioni ‘dell’ascolto’, del ‘dialogo’ e del ‘confronto culturale’ all’interno dell’ufficio giudiziario”. Così come “doverosa” è per la magistratura “la trasparenza del suo agire”. E, rispetto al Csm e alla sua composizione, Mattarella ha osservato che “accanto al pluralismo culturale, è bene che le istituzioni politiche tengano sempre conto che il mondo – e, in esso, l’ordine giudiziario – è composto da donne e da uomini, e non soltanto dal genere maschile”. “In questo senso – ha aggiunto il Capo dello Stato – desidero esprimere, più che un auspicio, un’esortazione particolarmente convinta”.

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