Televisione: Scaglioni (Università Cattolica), “la serialità delle pay tv ha abbandonato gli intenti pedagogici”

“Religione e religiosità costituiscono da tempo un terreno privilegiato per la rappresentazione televisiva nazionale”. Lo scrive Massimo Scaglioni, docente di Storia dei media ed Economia dei media all’Università Cattolica del Sacro Cuore sull’ultimo numero di “Vita e Pensiero”. L’esperto sottolinea, nella discontinuità generale, la continuità tra le fiction delle pay tv e delle altre emittenti televisive: la centralità della religione e del cattolicesimo, in particolare, “costantemente evocato, raffigurato simbolicamente e narrativamente, utilizzato come semplice sfondo ‘ambientale’ e antropologico o come perno del racconto, talvolta rappresentato con acume e una certa capacità di aprire interrogativi densi e profondi, altre volte deformato, travisato o semplicemente banalizzato”. Scaglioni riconosce, però, che “il modello editoriale inaugurato dalla televisione a pagamento vuole costituire per molti aspetti un punto di frattura con quello generalista, che affonda le sue radici nella tradizione pedagogica del servizio pubblico, fin dalle sue origini”. Il passaggio dalla serialità dell tv generalista a quella premium, rileva l’esperto, “ha puntato a trasformare, talvolta a capovolgere, linguaggi, stili e stereotipi della tradizionale fiction generalista: abbandonando intenti esplicitamente pedagogici, la serialità prodotta per la pay tv ha rappresentato, per esempio, il Male e la violenza senza mediazioni ‘didascaliche’ o elementi di contrappeso”. Un riflesso viene individuato anche nella rappresentazione della religione e della religiosità che “subisce così una profonda trasformazione, pur restando, in parecchi casi, un elemento tematico di riferimento”.

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