Decreto dignità: Fish, “rischia di arrecare danni economici a famiglie e persone con disabilità che ricorrono a badanti e assistenti”

“Il cosiddetto ‘decreto dignità’, nell’intento di contrastare i contratti a termine, rischia se convertito, di arrecare danni economici alle famiglie e alle persone con disabilità, anche grave, che ricorrano al sostegno di badanti e assistenti personali”. Lo denuncia la Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) in una nota. “Sui contratti a termine – afferma la Fish –, vengono aumentati i costi a carico non solo delle imprese, ma anche delle famiglie: per ogni rinnovo dovranno pagare un contributo aggiuntivo dello 0,5%, che si somma a quello già previsto dell’1,4%”. La Federazione sottolinea la particolare importanza che hanno i contratti a termine in questo settore. “Al contratto a termine e al loro rinnovo – spiega la Fish – le famiglie ricorrono molto spesso per gestire emergenze, per sostituire personale, per le mille necessità familiari che possono insorgere nella gestione di bambini, anziani non autosufficienti, persone con disabilità anche grave, o anche per rispondere agli altalenanti e incerti contributi pubblici”.
Con il ‘decreto dignità’, il costo stimato aggiuntivo sul contratto standard di una badante assunta per 24 ore a settimana può arrivare a 160 euro in più l’anno. “Cifra che si aggiunge, ovviamente, alla retribuzione e ai contributi dovuti”, sottolinea la Fish, auspicando che si tratti di un errore sanabile in sede di conversione del decreto, tuttavia il segnale non è certo positivo in termini di attenzione alle famiglie, ai minori, alla non autosufficienza. La Federazione, inoltre, “conferma il perseverare di una visione piuttosto miope rispetto al lavoro domestico su cui è necessario intervenire”. La Fish segnala che il numero di assistenti familiari è in aumento, soprattutto nel mercato del lavoro irregolare. “Non è tutto – aggiunge la Federazione – a fronte delle spese sostenute per il lavoro di cura privato le agevolazioni fiscali alle famiglie risultano assai limitate; la presenza di una persona con grave disabilità rappresenta uno dei primi elementi di impoverimento del nucleo familiare e le spese di assistenza non compensate ne costituiscono una delle cause salienti”. Due gli obiettivi che individua in questo scenario Vincenzo Falabella, presidente Fish: “Il primo sostenere in modo molto più significativo queste spese familiari in una logica anche di supporto alla non autosufficienza e all’inclusione delle persone con disabilità. Il secondo: si usi più saggiamente la leva delle detrazioni e deduzioni anche per contrastare il lavoro nero”.

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