Pubblica amministrazione: Espa (Cnel), “situazione a macchia di leopardo sia dal punto di vista settoriale che per le differenze territoriali”

Dalla “Relazione annuale sulla qualità dei servizi offerti dalle PA centrali e locali a imprese e cittadini” relativa all’anno 2017 redatta dal Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) emerge una “situazione a macchia di leopardo sia dal punto di vista settoriale che dal punto di vista delle differenze territoriali. Una parte del Paese – duole dirlo – è vicina alla Baviera, un’altra parta è assai più lontana da questa situazione”. Lo ha affermato questa mattina Efisio Espa, consigliere Cnel, presentando alcuni contenuti della Relazione nel corso dell’evento in svolgimento alla Camera dei deputati. “Probabilmente – ha aggiunto – anche gli interventi di policy dovrebbero assorbire in qualche misura questa differenziazione di risultati che ci suggerisce che il problema non sono soltanto le regole generali ma diverse modalità di attuazione e quindi diversa qualità amministrativa all’interno delle nostre Regioni”. Espa ha fatto riferimento alla “povertà sanitaria in forte aumento” così come al “ritardo nei pagamenti”, una “criticità enorme della PA”. Nel complesso, però, “viene fuori una pubblica amministrazione in movimento, tutt’altro che remissiva al cambiamento o alla stagnazione delle sue attività”. Questo, “in un contesto in cui praticamente su gran parte degli ambiti di policy l’asciugamento delle risorse negli ultimi 7-8 anni è stato molto evidente”. Nel confronto con altri Paesi, ha aggiunto, “i costi dell’intervento pubblico in tutti i settori, in particolare nell’istruzione, sono diminuiti in maniera verticale. Nonostante questo, il rapporto tra spesa e risultati suggerisce che le amministrazione sono riuscite a reggere”. Un esempio è quello del tasso di dispersione scolastica, “andato diminuendo per anni nonostante le spese per l’istruzione nel giro di 10-12 anni siano state ridimensionate di circa 1 punto di Pil, un 20% di risorse in meno”. Tra i servizi, “emergono eccellenze, per esempio in campo sanitario”. Si tratta comunque di “risultati da consolidare”, ha ammonito Espa che ha ricordato come relativamente all’indicatore sintetico relativo alla “facilità” di gestire un’attività di business (“Ease of doing business”) l’Italia sia passata dall’87° posto del 2012 all’attuale 46° posto. E se rimangono “criticità forti”, per esempio nei tempi di concessione delle licenze edilizie, l’Italia è al 1° posto al mondo nella graduatoria della Banca Mondiale relativamente all’ambito del “trading across borders” grazie “all’eccellente lavoro svolto dalla nostra Agenzia delle Dogane”.

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