Pubblica amministrazione: Cnel, “Italia fanalino di coda nei tempi di pagamento alle imprese”

“L’Italia resta purtroppo fanalino di coda nei tempi di pagamento alle imprese nonostante il decreto legge 35/2013”. Lo ribadisce oggi il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) in occasione delle presentazione alla Camera dei deputati della “Relazione annuale sulla qualità dei servizi offerti dalle PA centrali e locali a imprese e cittadini” relativa all’anno 2017. Facendo riferimento alle molte ricerche che analizzano il tema dei ritardi di pagamento, la Relazione evidenzia che “nelle graduatorie europee l’Italia si colloca ancora (nonostante i progressi registrati negli ultimi anni) tra i ‘cattivi pagatori’ ovvero tra le nazioni che presentano i maggiori ritardi di pagamento sia nel settore privato sia nel settore pubblico”. Inoltre, “il ritardo più marcato si registra da parte delle amministrazioni pubbliche che nella quasi totalità dei casi non rispettano le previsioni normative relative ai tempi di pagamento dei propri fornitori”. “Il settore nel quale i ritardi di pagamento da parte delle AP sono più elevati – si legge nel documento – è quello sanitario”. Anche in questo settore, “permane una forte disparità su base territoriali, per alcune Regioni i tempi medi di pagamento sono in linea con la media europea (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana), mentre per altre risultano ancora di gran lunga superiori (Campania, Sicilia, Calabria, Molise)”. Nel corso degli anni sono comunque arrivati “segnali confortanti”: si è passati da una media di 180 giorni per il pagamento dei propri fornitori (superiore di circa 90 giorni rispetto ai termini concordati) del 2011 ai 165 giorni nel 2014, 144 nel 2015, 131 nel 2016 per giungere a 95 nel 2017: “una riduzione di circa il 47% – nota il Cnel – in poco meno di 6 anni e di ben 36 giorni nell’ultimo anno. Il dato del 2017 appare, inoltre, in controtendenza rispetto a quanto osservato negli altri paesi europei nei quali i tempi di pagamento delle PA hanno registrato un lieve aumento”.
Nella Relazione vengono anche riportati i risultati di un’indagine della Banca d’Italia sull’informatizzazione degli enti territoriali che “rivela un quadro ancora poco lusinghiero: nonostante i miglioramenti registratisi nel corso del tempo, un ente su cinque dichiara di affidarsi a supporti cartacei nei rapporti col proprio tesoriere”, dato che peggiora ulteriormente nel Mezzogiorno dove il rapporto sale ad un ente su quattro.
In tempi di “risanamento finanziario”, nota il Cnel, “la dimensione dell’intervento pubblico, in termini sia di valori di spesa primaria sia di occupati, è andata riducendosi in modo visibile”. “Una maggiore attenzione all’efficienza dei processi amministrativi in una ottica di ‘spending review’ può attenuare ma non eliminare la tendenza alla riduzione dei servizi”.

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