Abusi in Cile: Fares (La Civiltà Cattolica), “con il popolo fedele di Dio i passi necessari per convertire i cuori e sanare le ferite”

“Una ferita aperta, dolorosa e complessa, che da molto tempo sta sanguinando”. Padre Diego Fares, scrittore de “La Civiltà Cattolica”, definisce in questi termini lo scandalo degli abusi che ha colpito la società e la Chiesa del Cile. Nel quaderno 4034 della rivista, in uscita sabato 21 luglio, il gesuita tenta di dare conto del processo messo in atto da papa Francesco e dei criteri di discernimento che egli ha individuato per sanare questa piaga. Data d’inizio il 18 gennaio di quest’anno quando, interpellato da una giornalista sul caso del vescovo Barros, il Pontefice ha replicato: “Il giorno in cui avrò una prova parlerò”. Risposta alla quale sono seguite le sue scuse, e dopo un mese di preghiera e di consultazioni l’invio in Cile, il 19 febbraio, di mons. Charles Scicluna, con la missione di ascoltare le vittime e fare un rapporto sulla situazione. Un iter nel quale si inseriscono due testi particolarmente significativi del Papa: la lettera-meditazione consegnata ai vescovi cileni – convocati a Roma dal 15 al 17 maggio, alla luce del rapporto di Scicluna – perché pregassero per un’intera giornata, e la lettera indirizzata “al Popolo di Dio pellegrino in Cile”. Nella meditazione proposta i vescovi, osserva Fares, il Pontefice precisa i peccati concreti in maniera chiara e senza eufemismi. Condannare e punire le persone concrete va fatto, ma non basta. Non si deve dare spazio alla tentazione di “spostare il problema sulle spalle degli altri” e non si deve cedere nemmeno alle tentazioni di “non andare a fondo nel cercare le radici e le strutture che hanno permesso a questi avvenimenti concreti di accadere e di perpetuarsi”. Francesco introduce il criterio di fondo per questo discernimento, “che va contro la ‘psicologia da élite’, prevalsa in una parte significativa del clero cileno: il criterio del tutto e della parte e il luogo che la gerarchia occupa nel complesso del Popolo fedele di Dio”. Nella lettera ai battezzati cileni afferma tra l’altro: “Con voi sarà possibile fare i passi necessari per un rinnovamento e una conversione ecclesiale davvero sani e a lungo termine” e li esorta ad “avere il coraggio di dire ai pastori: ‘Questo mi piace… questo non va bene”’. “Ci troviamo davanti all’invito a farci coinvolgere, a camminare nella ricerca e a costruire fra tutti una Chiesa profetica, più sinodale, aperta alla speranza”, conclude Fares.

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