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Migranti: incontro Ccee, “si dimentica il diritto inalienabile alla dignità di ogni persona umana”

“In tempi di crisi economica, cresce la percezione nell’opinione pubblica che i Governi nazionali dovrebbero innanzitutto prendersi cura dei propri cittadini anziché dei migranti. Se nei dibattiti mediatici, il fenomeno migratorio viene affrontato solo dalla perspettiva economica o politica, il risultato appare evidente: si dimentica il diritto inalienabile alla dignità di ogni persona umana”. È quanto si legge nel comunicato finale che è stato diffuso questa mattina dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee al termine dell’incontro annuale dei vescovi e delegati responsabili per la pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali in Europa, riunitisi a Stoccolma (Svezia) dal 13 al 15 luglio sul tema “Inspiring changes: formare, informare e sensibilizzare sulla mobilità umana”. Tre giorni di approfondimento e confronto su alcune domande cruciali che emergono con forza oggi in Europa sul fenomeno migratorio: “Come comunicare, informare la gente, e formare innanzitutto i fedeli cattolici ad una giusta percezione del fenomeno migratorio? Quali strumenti utilizzare? Come testimoniare quanto di bene si sta facendo in Europa anche attraverso la Chiesa cattolica? Come combattere le numerose “fake news” che popolano le piazze virtuali e alterano la realtà?”. Proprio perché il fenomeno migratorio “è diventato un argomento sempre più politicizzato”, le Chiese europee hanno deciso di affrontare il tema della comunicazione”. “Una errata gestione o la cosciente manipolazione del fenomeno migratorio attraverso i mezzi di comunicazione sociali hanno spesso generato incomprensioni, se non addirittura atteggiamenti ostili presso le comunità accoglienti”, ha fatto notare don José María La Porte, decano della Facoltà di comunicazione sociale istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce. Dai lavori è emerso quanto sia “fondamentale” e urgente il ruolo della Chiesa nel “raccontare la mobilità umana nelle sue tragedie ma anche nella sua bellezza e ricchezza”, “investendo nella formazione dei comunicatori e nell’uso dei social media”. Non sempre – si precisa nel comunicato del Ccee – questo significa “l’aumento di interventi pubblici o di nuovi strumenti mediatici quanto di ritornare ad esprimere in modo semplice ma chiaro i principi che sono alla base dell’attività della Chiesa, come la dignità di ogni persona”. A questo proposito le Chiese europee ribadiscono: “non si può essere a favore della difesa della dignità della vita dei migranti e contro la difesa della vita o della famiglia; e vice-versa non si può difendere la vita, dal suo concepimento fino alla sua fine naturale, e non difendere la vita e la dignità dei migranti”.

Nelle loro conclusioni, mons. Duarte da Cunha, Segretario Generale del Ccee, e don Luis Okulik, Segretario della Commissione Ccee Pastorale sociale, hanno sottolineato l’importanza di comunicare “quanto di bello la Chiesa fa; l’urgenza di un uso appropriato del linguaggio utilizzato quando si parla della mobilità umana; di inquadrare chiaramente i singoli eventi, troppo spesso decontestualizzati; e di sfidare la narrativa comune, accettando innanzitutto l’incontro con l’altro, amandolo non in astratto, ma nella concretezza del quotidiano. Nell’ambito delle migrazioni, le opere hanno più forza di molte parole, spesso inadeguate a dare ragione del dramma e della solitudine vissuta da tante persone lontane dalla propria patria”.

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