“Non cerca di stabilire quali ruoli debbano essere compresi nel termine ‘ministero pastorale laico’, ma di essere un aiuto e guida nello sviluppo di una visione condivisa, una comprensione comune e riconoscimento della pastorale laicale a livello nazionale e locale”. Così il documento della Chiesa australiana “Accompagnatori fedeli della grazia di Dio”, distingue, riprendendole dalla Christifideles Laici, tra le “funzioni esercitate dai laici” in virtù dei sacramenti ricevuti e il “ministero esercitato da laici in collaborazione con il ministero ordinato, secondo incarichi dati da pastori ordinati, in situazioni di necessità e di emergenza”. Nella Chiesa australiana invece la “designazione non è unanimemente accettata” e c’è anche disomogeneità nel linguaggio, motivo per cui lo strumento punta a costruire “un linguaggio comune” e a suggerire “percorsi formativi, politiche occupazionali e pratiche di affidamento, accreditamento e responsabilità rispetto agli incarichi” che siano uniformi. È da chiarire la “complementarietà dei ministeri” tra laici e sacerdoti, “evitando la clericalizzazione dei laici” e preoccupandosi anche di “professionalizzare” il contributo dei laici, secondo alcuni parametri, cosa che i vescovi ritengono necessario “per assicurare la qualità della cura pastorale e per proteggere le persone vulnerabili”. Nel definire la “teologia del ministero pastorale dei laici” il documento cita a piene mani Lumen Gentium ed Evangelii Gaudium.