Venezuela: vescovi, “un Paese in diaspora”. “Grazie alle Chiese sorelle” per l’accoglienza data agli emigranti

“Il Venezuela si sta trasformando in un Paese in diaspora”. Questa l’amara considerazione della Conferenza episcopale venezuelana (Cev), nell’esortazione pastorale “Non temere, perché io sono con sono con te” diffusa al termine dell’assemblea plenaria. Il riferimento è al fenomeno dell’emigrazione, cui viene dedicato il secondo punto del documento: “Mani che costruivano e producevano, menti che ricercavano e insegnavano, ci stanno abbandonando per andare in altri Paesi. L’emigrazione produce situazioni drammatiche: la dura lotta per trovare una sistemazione in un Paese straniero; la possibilità di cadere nel vizio o nella prostituzione, o in mano a reti di sfruttamento; lo stigma del rifiuto; la tristezza dei cari che restano qui; il ritorno in situazione di rovina da parte di coloro che non sono riusciti a trovare una collocazione”. I vescovi riconoscono che “molte di queste situazioni hanno trovato sollievo grazie all’aiuto generoso che le Chiese sorelle dei Paesi vicini hanno dato ai nostri compatrioti. Le ringraziamo con tutto il cuore”. Molti emigranti, si legge ancora nell’esortazione, “sono occupati in lavori umili e onesti, che in nessun modo li umiliano o li avviliscono, e perciò non possono essere oggetto di burla o disprezzo. In altri casi l’emigrante porta con sé l’acquisizione di un’eccellente formazione accademica e di una vasta esperienza lavorativa, che gli consente di esercitare in molti Paesi l’insegnamento, la professione medica, le discipline scientifiche o industriali di alta qualifica. In ogni caso, chi se n’è andato, soprattutto i giovani, costituisce un talento umano che si sta perdendo per la costruzione del nostro Paese. Se ai venezuelani fosse stata offerta qualche speranza per il futuro, non avrebbero dovuto emigrare. Il Venezuela attende il ritorno dei propri figli per riprendere la via di un sano progresso”.

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