Santità: p. Spadaro su Famiglia cristiana, “l’anima che manca a questa Italia rissosa ed egoista”

“La santità sorridente e accogliente di un politico e di un ragazzo sia d’esempio a quest’Italia rancorosa, impaurita, ripiegata su sé stessa. È il supplemento d’anima di cui la nostra Nazione ha urgente bisogno”. Lo sostiene padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, nell’editoriale che apre il numero di Famiglia Cristiana da domani in edicola, partendo dai nuovi venerabili La Pira e Acutis voluti da papa Bergoglio. “In un momento – scrive p. Spadaro – nel quale la Chiesa italiana s’interroga sul significato della sua presenza nel Paese, alla luce dell’emergere di tentazioni populiste che solleticano paure ed egoismi, ecco che arriva un messaggio chiaro”. L’autorizzazione, da parte di Papa Francesco, di promulgare lo scorso 5 luglio i decreti riguardanti le virtù eroiche di quattro “servi di Dio”, tra cui Giorgio La Pira (1904-1977) e Carlo Acutis (1991-2006), sono per p. Spadaro un segno eloquente. “Il sindaco di Firenze, professore e politico, e il giovane brillante e creativo – scrive -. Se dal Vangelo non si possono dedurre ricette politico-sociali, è chiaro però che il Vangelo giudica queste ricette. E svela l’ ‘idolatria’ di chi lo strumentalizza. Com’è possibile che l’egoismo oggi sembra plasmare l’anima di molti nostri concittadini? Com’è possibile che i buoni cristiani dicano di riconoscere Cristo nel pane eucaristico e non riescano a farlo nel fratello in carne e ossa? È un rischio di idolatria ammantata da devozione”. L’opposto è la santità, “cioè quella condizione in cui la vita diventa Vangelo aperto”. “Per questo – afferma il gesuita – oggi c’è bisogno di Giorgio La Pira e di Carlo Acutis. Santi, non “santini”. La santità di La Pira e di Acutis è lì per ridestare un’Italia rimbambita dalle fake news e contratta in una smorfia di paura e di egoismo, un’Italia che non sa più che cos’è la compassione. Non basta più formare le élite e discutere al caldo dei ‘caminetti’ degli illuminati. Non bastano più le scuole di politica, per quanto utili. Forse è giunto il grave momento di fondare ‘scuole di santità’, cioè scuole di vita cristiana ordinaria e soprattutto popolare, così come ce l’ha proposta il Papa nell’esortazione apostolica centrale del suo pontificato, Gaudete et exsultate. È ora di tornare al contatto diretto con la gente, a convertire cuori e menti”.

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