Pellegrinaggio Macerata-Loreto: il racconto di Uwa che a 15 anni arrivato in Italia dalla Nigeria

(da Macerata) Da ben quarant’anni dire pellegrinaggio equivale a dire non solo chilometri macinati a piedi nella notte ma, soprattutto, condivisione di esperienze spesso segnate dalla umana sofferenza e dalla rinascita spirituale. Come quella di Uwa, che ha 15 anni ed è arrivato in Italia dalla Nigeria esattamente il 30 giugno 2016, lasciando la famiglia nella sua terra d’origine. Una storia scelta non a caso, nell’anno in cui l’iniziativa sostenuta da Comunione e Liberazione vede i giovani come protagonisti, in occasione del Sinodo di ottobre. “Mio padre era un commerciante di terre – racconta, in italiano, il ragazzo alle centinaia di pellegrini raccolti nello stadio maceratese Helvia Recina per l’Eucaristia che anticipa la partenza -, un giorno arrivarono a casa mia dei giovani che spararono sulle gambe di mio padre e poi pugnalarono allo stomaco mio fratello maggiore. Io e lui, nonostante fosse ferito, siamo riusciti a scappare e a rifugiarci a casa di mio zio. Ma l’indomani vennero a cercarci anche lì e cosi siamo scappati in viaggio per la Libia, dove siamo rimasti per sette mesi. Abitavamo in una casa diroccata ma un giorno siamo dovuti scappare. Nel fuggire ci siamo separati senza volerlo e ci siamo persi. Io sono finito per tre giorni da solo in una abitazione disabitata senza mangiare e bere. Una notte che cercavo da mangiare sono finito in riva al mare dove ho visto una imbarcazione e gente che saliva. Io non sono riuscito a salire. Ma l’indomani mattina ne è arrivata un’altra molto più grande. Eravamo in tanti ma ci fecero salire e ci diedero da mangiare e da bere”. Ed è lì che l’adolescente nigeriano incontra Frank: intuisce che parla “la stessa lingua” e l’amicizia scatta immediatamente. “Insieme siamo arrivati in Italia e insieme viviamo a Termini Imerese”, aggiunge inoltre Uwa, sottolineando che entrambi sono stati “accolti e voluti bene” dalle comunità in cui si trovano.

In particolare, è la sintonia che si è creata con il mondo della scuola e i compagni di classe ad incoraggiare il ragazzo a proseguire sulla strada della piena integrazione: “A loro ho deciso di raccontare la mia storia e sempre grazie ai miei amici delle medie sono riuscito a confidarla anche a papa Francesco: una cosa meravigliosa per me”. È sempre Uwa, di fronte ad una platea colorata e assorta in assoluto, partecipe silenzio, a descrivere la commozione con cui il Santo Padre ha ricevuto la sua lettera personale. “Ho pensato: il Papa si emoziona perché incontra me un semplice ragazzo nigeriano? Ancora una volta mi sono sentito amato, anzi un essere unico e speciale ai suoi occhi. Ho capito che noi sempre cerchiamo questo amore, soprattutto negli amici e in tutte le cose che facciamo. Non basta una sola volte o due. Tutti cerchiamo sempre l’amore vero, l’amore di Gesù: per questo, quando tu ti senti amato è un regalo che Dio ti fa e te ne accorgi perché la vita è più bella e felice”, conclude il giovane tra gli applausi di chi, come lui, è pronto a trovare, passo dopo passo, la risposta più vera alle richieste del cuore.

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