Diocesi: mons. Perego (Ferrara) ai sacerdoti, “amore e servizio diventino dono, condivisione e povertà”

“Le promesse del giorno dell’ordinazione, pur tra disagi, difficoltà, talvolta anche solitudine e sofferenza nel ministero presbiterale, hanno costruito nelle nostre parrocchie un tassello importante di una Chiesa aperta, in ascolto, fedele alla Parola e al popolo, che guarda avanti, con fiducia e non con chiusure e rimpianti”. Lo ha detto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nell’omelia che ha pronunciato ieri sera nell’abbazia di Pomposa, in occasione dell’incontro di fine anno dei gruppi del Serra Club di Ferrara, Pomposa e Bologna, nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù e nella Giornata di santificazione sacerdotale. Il presule ha spiegato come quello di Dio sia un amore “per il suo popolo che trova segni concreti nell’amore e nel servizio dei nostri presbiteri alle parrocchie loro affidate”. Ricordando la visita a tutti i presbiteri e a tutte le parrocchie dell’arcidiocesi, mons. Perego ha sottolineato ai sacerdoti presenti l’importanza di “un amore e un servizio che diventano dono, condivisione, povertà; un amore e un servizio che diventano obbedienza al vescovo e alle esigenze del popolo di Dio loro affidato prima che ai propri interessi; un amore e un servizio che diventano castità, attenzione affettuosa e indiscriminata a tutti i fedeli e non solo ad alcuni”. Se da una parte è vero che “la dura realtà, i dubbi, la solitudine possono spegnere l’ardore apostolico anche nella vita del presbitero”, dall’altra è altrettanto vero che fondamentale è “la forza della preghiera, della vicinanza, dell’amicizia dei Serrani che accompagnano in maniera fraterna la vita dei candidati al presbiterato e alla vita consacrata e dei presbiteri”. Per questo, ha proseguito l’arcivescovo, “anche nel vostro accompagnamento fraterno dei presbiteri, non favorite apparenza, ostentazione, contrapposizioni, esclusioni, volgarità nascoste dietro il manto della fedeltà alla tradizione, ma piuttosto la semplicità, il dialogo, il confronto, l’attenzione ai lontani, specialmente per chi soffre, per quanti si trovano nella solitudine e nell’abbandono, per gli ammalati”.

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