Sinodo Amazzonia: documento preparatorio, “cresce atteggiamento xenofobo e di criminalizzazione verso i migranti e i profughi”. Donne vittime della “tratta”

“Attualmente fra il 70 e l’80% della popolazione della Panamazzonia risiede nelle città”. È il dato contenuto nel documento preparatorio del Sinodo per l’Amazzonia, in cui si fa notare che “i movimenti migratori più recenti all’interno della regione amazzonica si caratterizzano, soprattutto, per il trasferimento degli indigeni dai loro territori d’origine alle città”. “Molti di questi indigeni non hanno documenti o sono irregolari, rifugiati, abitanti delle rive dei fiumi o appartengono ad altre categorie di persone vulnerabili”, si fa notare nel testo: “Di conseguenza cresce in tutta l’Amazzonia un atteggiamento xenofobo e di criminalizzazione verso i migranti e i profughi. Questo, al tempo stesso, favorisce lo sfruttamento delle popolazioni amazzoniche, vittime del mutamento di valori dell’economia mondiale, in base al quale il guadagno è più importante della dignità umana”. L’esempio citato è la “crescita drammatica del traffico di persone, specialmente donne, ai fini dello sfruttamento sessuale e commerciale”. Le donne, così, “perdono il loro protagonismo nei processi di trasformazione sociale, economica, culturale, ecologica, religiosa e politica delle loro comunità”. “La crescita smisurata delle attività agricole, estrattive e di disboscamento dell’Amazzonia non solo ha danneggiato la ricchezza ecologica della regione, della sua foresta e delle sue acque, ma ha anche impoverito la realtà sociale e culturale”, la denuncia: “Ha obbligato a uno sviluppo umano non integrale né inclusivo del bacino amazzonico”. Ciononostante, si registra “un incremento delle competenze organizzative e un progresso della società civile, con particolare attenzione alle problematiche ambientali”: “Nel campo dei rapporti sociali, e malgrado i limiti – l’omaggio del testo – la Chiesa cattolica ha in generale portato avanti un lavoro significativo, rafforzando i propri cammini a cominciare dalla sua presenza incarnata nel territorio e dalla sua creatività pastorale e sociale”.

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