Migrazioni: Milano, don Colmegna (Casa della Carità) alla campagna “Welcoming Europe” per chiedere un’Europa più accogliente

“L’umanità che fa bene. Così avevamo titolato la precedente proposta di legge di iniziativa popolare ‘Ero Straniero’ per il superamento della Bossi-Fini. Una proposta che, unendo accoglienza e legalità, permetterebbe di governare il fenomeno migratorio nel rispetto dei diritti umani e in modo efficace, garantendo inclusione, coesione sociale e sicurezza per tutti. Senza nessuna presunzione, penso che scegliendo quel nome abbiamo colto il senso vero della questione perché il tema dell’accoglienza dei migranti, che altri vogliono ridurre a un problema di numeri, per me è innanzitutto fatto di uomini, donne e bambini, che con le loro storie chiedono di essere considerate prima di tutto persone”. Così si è espresso don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità di Milano, alla presentazione della campagna di raccolta firme “Welcoming Europe” per chiedere un’Europa più accogliente. “Non c’è una classifica possibile alle domande di diritti e di dignità, e non c’è chi viene prima e chi, al massimo dopo, prende le briciole: prima le persone, io dico, tutte le persone, uomini, donne e bambini che chiedono rispetto e considerazione, persone che non hanno una casa, un lavoro, una prospettiva certa e che in un paese democratico qual è l’Italia e in un continente culla di diritto e civiltà, qual è l’Europa, cercano rifugio e futuro. Prima le persone, ripeto, prima l’umanità che fa bene, come dimostrano le tante storie che abbiamo conosciuto dentro e fuori la Casa della carità, persone che sono diventate a loro volta portatrici di questo messaggio propositivo”.
“Per questo – ha aggiunto il sacerdote – rilanciamo la sfida di Ero Straniero, chiedendo innanzitutto che la proposta di legge sia al più presto messa in discussione al Parlamento italiano e, a livello europeo, facendoci promotori con tanti altri dell’iniziativa Welcoming Europe. Sono due occasioni per cambiare le norme e la narrazione sul fenomeno migratorio e far emergere quel patrimonio di solidarietà che oggi ha poca voce, ma è diffuso e radicato e che chiedo a tutti di mostrare con orgoglio e con la creatività che non ci è mai mancata, per esempio appendendo alle nostre finestre un drappo colorato”.

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