Libia: Mercuri (Cipmo), “neonato governo italiano restituisca all’agenda libica la priorità che merita”

“Al di là delle congetture, il vertice di Parigi per la Libia del 29 maggio, che faceva seguito a quello dello scorso luglio, si è risolto con un sostanziale nulla di fatto. Se del primo incontro l’ambizioso Emmanuel Macron non aveva neppure avvertito il Presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, questa volta, invece, pare aver approfittato della crisi politico-istituzionale del nostro Paese per cercare di segnare un gol praticamente a porta vuota” ma senza riuscirvi. Così Michela Mercuri, docente di Geopolitica alla Sioi e membro del Comitato Scientifico Cipmo (Centro italiano per la pace in Medio Oriente), commenta su sito www.cipmo.org, i rapporti tra Francia, Italia e Libia all’indomani del summit parigino del 29 maggio cui hanno partecipato il Premier onusiano Fayez al-Serraj, il generale Khalifa Haftar, uomo forte dell’est libico, il Presidente dell’Alto Consiglio di Stato Khaled al-Mishri e il Presidente del Parlamento, con sede a Tobruk, Agila Saleh. Il vertice ha visto, poi, la partecipazione dell’inviato dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamè, e dei rappresentanti di molti Paesi, tra cui quelli di Egitto ed Emirati Arabi Uniti, storici sostenitori del Generale e di Turchia e Qatar, da sempre vicini a Tripoli. “Non basta mettere quanti più attori possibili intorno a un tavolo per risolvere i problemi del Paese” scrive Mercuri, per la quale il “piano Macron non ha condotto alla firma di nessuna dichiarazione di intenti tra i rappresentanti libici. Questa reticenza è sintomatica della persistente sfiducia tra le parti, del mancato riconoscimento reciproco tra gli attori presenti e, probabilmente, cosa ancor più grave, della loro dipendenza dalle milizie non presenti al vertice. Una criticità che potrebbe pregiudicare l’obiettivo più ambizioso proposto (o imposto) dal Presidente francese: elezioni a dicembre del 2018”. “C’è poi un errore di fondo nell’approccio francese alla questione libica: le elezioni politiche in un contesto così frammentato e instabile non sono la soluzione per il consolidamento di un nuovo status quo. Sarebbe necessario – afferma Mercuri – invertire la prospettiva: non elezioni per stabilizzare la Libia, ma tentare di stabilizzare la Libia prima di indire elezioni”. E ciò non può essere realizzato senza coinvolgere molte delle “milizie che controllano i Consigli politici e militari di alcune città libiche – tra cui gli Zintan e le potenti milizie di Misurata e Sabratha” che, spiega il membro del Cipmo, “hanno boicottato il vertice. Immaginare un percorso politico senza questi attori vorrebbe dire fare i conti senza l’oste e compromettere fin dall’inizio il processo di stabilizzazione del Paese”. Non di meno “sarà necessario uno sforzo costante della comunità internazionale che fin qui è sembrato mancare e soprattutto una visione comune, scevra da pericolose iniziative unilaterali come quella francese”. Per ciò che riguarda l’Italia, Mercuri sostiene che il nostro Paese “non deve restare a guardare. Abbiamo ancora le carte per tentare di avere un ruolo in questo negoziato. Siamo presenti nel territorio con l’ambasciata a Tripoli e il consolato a Bengasi e negoziamo da tempo con gli attori locali che conosciamo meglio di chiunque altro, Macron compreso”. L’augurio è che “il neonato governo italiano restituisca all’agenda libica la priorità che merita, agendo di conseguenza”.

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