Corridoi umanitari: a Cassano all’Jonio due famiglie eritree. Mons. Savino, “nessuno deve sentirsi escluso”

“Sentitevi parte integrante della famiglia che è la Chiesa, la diocesi, di cui ora fate parte, al di là delle nostre appartenenze, di stirpe, di razza, o di religione”. Lo ha detto mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, accogliendo dai corridoi umanitari di ieri due famiglie eritree nella nuova struttura denominata “Casa del deserto”, realizzata dalla parrocchia Santa Maria Maddalena a Morano Calabro, grazie ai fondi dell’8 per mille della Cei e al contributo di tanti volontari. “La Chiesa di Cassano all’Jonio – ha detto il presule – fa dell’inclusione una scelta prioritaria. Nessuno deve sentirsi escluso nel momento in cui entra nella nostra diocesi, che vuole essere la diocesi dell’accoglienza, dell’ascolto, dell’integrazione, della legalità”. Per mons. Savino, “l’inclusione fa di tutti noi una famiglia. Lì dove c’è l’esclusione non c’è la civiltà, non c’è democrazia. Oggi la sfida si chiama inclusione. Se la democrazia non si organizza sull’inclusione ed esclude qualcuno, soprattutto le persone che scappano, dalla guerra, dalla fame e dalle persecuzioni, non è una democrazia nella civiltà”. Per il vescovo cassanese, “il paradigma su cui la diocesi, la Chiesa, oggi più che mai, deve lavorare, a livello educativo, si basa su tre parole: accoglienza, integrazione, legalità”.

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