Libertà religiosa: mons. Akhasheh (Santa Sede), “la selezione, a base etnica o religiosa, non è accettabile”

L’auspicio è che la libertà religiosa “venga percepita non come una minaccia alla pace e all’armonia delle società, ma come una necessaria condizione per un vero benessere, basato sul rispetto effettivo di tutte le persone e di tutti i loro diritti ovunque”. Ad esprimerlo è stato monsignor Khaled Akhasheh, del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, intervenendo questa mattina al convegno internazionale sulla libertà religiosa, in corso a Roma, alla Università Santa Croce. Nel suo intervento mons. Akhasheh ha sottolineato come la difesa della libertà religiosa deve valere per tutti gli uomini soprattutto in un mondo caratterizzato da una crescente interdipendenza e comunicazione. “L’universalità – ha detto il rappresentante del Pontificio Consiglio – è anche una condizione necessaria per la credibilità dei credenti e delle loro religione perché la selezione, a base etnica o religiosa, non è accettabile. Al riguardo – ha quindi aggiunto mons. Akhasheh – l’attenzione riservata da Papa Francesco alla sorte dei Rohingiya, minoranza musulmana del Myanmar, è stata molto apprezzata dai musulmani. Lo stesso si dice in proposito della sua posizione a favore degli immigrati e dei rifugiati in Europa la cui maggioranza è di religione musulmana. La priorità deve essere data a chi si trova in maggiore necessità, a prescindere dall’etnia e dall’appartenenza religiosa o confessionale “.

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