Zingari: Avvenire, “perseguitati da 500 anni”

“Il primo a volerli cacciare è stato Ludovico il Moro: nel 1473 stabilisce che gli zingari vengano allontanati dal territorio del ducato di Milano, pena la morte. Da lì comincia una lunga serie di editti”. Lo scrive su Avvenire Alessandro Marzo Magno, ricordando i loro “500 anni di persecuzioni”. “Un po’ in tutta Italia, e pure nel resto d’Europa, dal Cinquecento in poi gli zingari diventano oggetto di bandi e persecuzioni, ma da nessuna parte accade con tanta ossessività come a Milano”. Mentre “con gli spagnoli si arriverà a una sessantina di grida sul tema”, cioè “in media una legge ogni poco più di tre anni”. Nell’articolo si ricorda il primo esodo dai Balcani, dopo le conquiste ottomane del XV secolo. La cacciata continua da Venezia e da Roma, con un decreto papale. Poi, le tante tappe delle persecuzioni: Cremona, 1570, dove “un gruppo di ventidue zingari viene assalito dalla popolazione cittadina che ne brucia la casa provocando la morte degli occupanti”; nel 1572 “trecento zingari nella provincia di Parma vengono attaccati e sterminati dai soldati del duca, accompagnati da una folla inferocita”. E ancora: Milano, dopo la fine della dinastia Sforza (1498), “i francesi ribadiscono le norme anti gitani che vengono riprese e rafforzate dagli spagnoli”. Ma è con il duca di Terra Nova (1568) e con Carlo d’Aragona (1587) che “inizia la repressione vera e propria, con la condanna a cinque anni di remo per gli uomini e alla ‘pubblica frusta’ per le donne”. Nel 1605 viene vietato con una grida di aiutarli, fino a impedirne l’accesso nel ducato di Milano, nel 1663.

 

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