Diocesi: mons. Moraglia (Venezia) a due nuovi sacerdoti, “non cadere nella mondana sudditanza”

“La formazione è fatta da mille piccole cose e il sacerdote che un giorno sarete è anche esito di queste piccole attenzioni e gesti dei vostri genitori, dei vostri parroci, delle vostre catechiste, dei vostri educatori e delle comunità che vi hanno cresciuto nella fede”. Lo ha detto stamani il patriarca di Venezia Francesco Moraglia nell’omelia della celebrazione che ha presieduto nella basilica di San Marco, durante la quale sono stati ordinati due sacerdoti, don Francesco Andrighetti e don Steven Ruzza. Un momento per la Chiesa di Venezia che ha definito “di gioia e di speranza”. Ai seminaristi il patriarca ha ricordato che “gli aiuti, le attenzioni, i piccoli gesti di vicinanza, che ricevete negli anni così importanti della vostra formazione, vi plasmano umanamente e rendono il vostro sacerdozio più ricco, più vero, più generoso”. Parlando ai due neosacerdoti, mons. Moraglia ha presentato il Vangelo letto, cioè l’annuncio di Dio che provvede a tutti i suoi figli, come elemento base per una consapevolezza: “La fede nella divina Provvidenza dovrà plasmare di più il vostro sacerdozio; dovrà, in ogni frangente, illuminare il vostro cammino che oggi ha inizio e terminerà solo alla conclusione della vostra vita terrena”. Con una consapevolezza: “La vera e prima povertà è il distacco dalla propria volontà”. Poi, l’attenzione è rivolta alla vocazione, che “è un mistero”. “Dio, in modo inspiegabile, ma realissimo, si rivolge a ogni essere umano. Si tratta, allora, di rispondere a Dio ma, prima di tutto, è necessario essere in grado di ascoltare la sua voce. E può accadere di non riuscire a coglierla tra le tante che sussurrano o gridano attorno a noi”. Quindi, il patriarca ha chiesto “come possiamo fare per sentire, tra le tante voci, quella del Signore e, poi, come possiamo farla nostra e, infine, rimanervi fedeli?”. Ecco la risposta: “La fedeltà all’Alleanza, il non aver altro Dio al di fuori del Dio d’Israele, non significa solo non adorare altri dei ma, anche, non rivolgersi ad allettanti e comode protezioni umane; si tratta di non cadere in mondana sudditanza”. Infine, l’invito a cogliere “la voce di Dio nella nostra vita” e a “rimanerle fedele se non ricerchiamo noi stessi, se non imponiamo il nostro io ma ricerchiamo la sapienza di Dio, il suo progetto, e ci chiediamo che parte abbiamo in esso”.

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