Salute: Treviso, oggi un convegno su “Il team di cura nelle decisioni di fine vita in geriatria”

La cura diventa una storia a più voci in ogni momento della vita e tanto più in prossimità della sua fine, ed è ancor più complessa quando apre questioni come il rispetto della persona, le evidenze scientifiche, i principi e le leggi, studio e riflessione. Una sfida per il medico e gli operatori sanitari che si trovano ad accompagnare il paziente e a prendere decisioni sui percorsi terapeutici da intraprendere. La recente legge sulle Dat ha avuto il merito di considerare legge la comunicazione tra medico e paziente, rimane però il rischio di ridurre questa comunicazione alle decisioni sui possibili interventi clinici puntando l’attenzione sulla patologia, dimenticando il proprietario della stessa. Di questo si parla oggi al convegno “Il team di cura nelle decisioni di fine vita in geriatria”, che si svolge al Centro studi Lorenzon di Treviso ed è organizzato dal gruppo di studio Sigg “La cura nella fase terminale della vita” e dalla Società italiana di gerontologia e geriatria in collaborazione con l’Istituto di medicina interna e geriatria, dell’Università Cattolica di Roma. “La comunicazione – afferma Flavia Caretta, responsabile del Centro ricerca promozione e sviluppo dell’assistenza geriatrica della Cattolica – non può limitarsi ad uno scambio di informazioni: richiede di stabilire una relazione che si costruisce nel tempo, con il paziente, con i familiari, con gli altri operatori professionali. In ambito geriatrico inoltre, – spiega la Caretta – la complessità della situazione di salute per le numerose problematiche spesso coesistenti rende più arduo il processo decisionale”. “Il processo assistenziale non si risolve in un protocollo da scomporre in procedure, perché vi è sempre implicata una dimensione umana imprevedibile, non standardizzabile, da giocare dentro la relazione, reciprocamente. È necessario – conclude Flavia Caretta – rafforzare le capacità del team di cura nell’affrontare e condividere le incertezze dei pazienti e delle famiglie, sostenendoli nel prendere decisioni difficili in un momento di sospensioni e sofferenza”.

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