Papa a Ginevra: preghiera ecumenica, “camminare” è “conversione continua”, senza aggrapparsi a “sicurezze effimere”

(Photo: Magnus Aronson/WCC)

“L’uomo è un essere in cammino. Per tutta la vita è chiamato a mettersi in cammino, in continua uscita da dove si trova: da quando esce dal grembo della madre a quando passa da un’età della vita a un’altra; dal momento in cui lascia la casa dei genitori fino a quando esce da questa esistenza terrena”. Così il Papa ha declinato il primo verbo del suo primo discorso a Ginevra: “Camminare”. “Il cammino – ha spiegato durante la preghiera ecumenica al Wcc – è metafora che rivela il senso della vita umana, di una vita che non basta a sé stessa, ma è sempre in cerca di qualcosa di ulteriore. Il cuore ci invita ad andare, a raggiungere una meta”. “Ma camminare è una disciplina, una fatica, servono pazienza quotidiana e allenamento costante”, ha ammonito il Papa: “Occorre rinunciare a tante strade per scegliere quella che conduce alla meta e ravvivare la memoria per non smarrirla”. In questa prospettiva, “camminare richiede l’umiltà di tornare sui propri passi e la cura per i compagni di viaggio, perché solo insieme si cammina bene”. Camminare, insomma, “esige una conversione continua di sé”. Per questo, ha spiegato Francesco, “tanti vi rinunciano, preferendo la quiete domestica, dove curare comodamente i propri affari senza esporsi ai rischi del viaggio. Ma così ci si aggrappa a sicurezze effimere, che non danno quella pace e quella gioia cui il cuore aspira, e che si trovano solo uscendo da sé stessi”.

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