Papa a Ginevra: incontro ecumenico, “c’è da inquietarsi quando alcuni cristiani si mostrano indifferenti nei confronti di chi è disagiato”

(Photo: Magnus Aronson/WCC)

“La credibilità del Vangelo è messa alla prova dal modo in cui i cristiani rispondono al grido di quanti, in ogni angolo della terra, sono ingiustamente vittime del tragico aumento di un’esclusione che, generando povertà, fomenta i conflitti”. È la cartina al tornasole dell’ecumenismo, descritta dal Papa al termine del suo secondo discorso a Ginevra. “I deboli sono sempre più emarginati, senza pane, lavoro e futuro, mentre i ricchi sono sempre di meno e sempre più ricchi”, l’appello: “Sentiamoci interpellati dal pianto di coloro che soffrono, e proviamo compassione”, perché “il programma del cristiano è un cuore che vede”, ha detto Francesco citando Benedetto XVI. “Vediamo ciò che è possibile fare concretamente, piuttosto che scoraggiarci per ciò che non lo è”, ha proseguito: “Guardiamo anche a tanti nostri fratelli e sorelle che in varie parti del mondo, specialmente in Medio Oriente, soffrono perché sono cristiani. Stiamo loro vicini. E ricordiamo che il nostro cammino ecumenico è preceduto e accompagnato da un ecumenismo già realizzato, l’ecumenismo del sangue, che ci esorta ad andare avanti”. Nel cammino ecumenico, il Papa ha esortato inoltre “a superare la tentazione di assolutizzare determinati paradigmi culturali e di farci assorbire da interessi di parte”: “Aiutiamo gli uomini di buona volontà a dare maggior spazio a situazioni e vicende che riguardano tanta parte dell’umanità, ma che occupano un posto troppo marginale nella grande informazione”, la consegna. “Non possiamo disinteressarci, e c’è da inquietarsi quando alcuni cristiani si mostrano indifferenti nei confronti di chi è disagiato”, il monito: “Ancora più triste è la convinzione di quanti ritengono i propri benefici puri segni di predilezione divina, anziché chiamata a servire responsabilmente la famiglia umana e a custodire il creato”. “Sull’amore per il prossimo, per ogni prossimo, il Signore, Buon Samaritano dell’umanità, ci interpellerà”, ha ricordato Francesco: “Chiediamoci allora: che cosa possiamo fare insieme? Se un servizio è possibile, perché non progettarlo e compierlo insieme, cominciando a sperimentare una fraternità più intensa nell’esercizio della carità concreta?”. “Aiutiamoci a camminare, pregare e lavorare insieme perché, con l’aiuto di Dio, l’unità progredisca e il mondo creda”, l’auspicio finale.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa

Informativa sulla Privacy