Migranti: mons. Semeraro (Albano), “un paradosso morire cercando la vita”

“Le memorie belle possono portare al rischio di acquietare, magari anche troppo sino ad addormentare. Le memorie provocatorie, invece, no: tengono svegli! Alcune memorie si possono rifiutare, allontanare, rimuovere. Le memorie provocatorie, al contrario, quando si accettano nella loro sfida possono anche aiutare a vivere”. Lo ha detto il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, nell’omelia della veglia di preghiera “Morire di Speranza”, in memoria dei migranti che perdono la vita nei viaggi verso l’Europa, che ha presieduto stasera nella basilica di Santa Maria in Trastevere, a Roma. Durante l’iniziativa, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, il vescovo ha indicato un paradosso. “Per alcuni il termine ‘europa’ deriverebbe dal semitico ‘ereb’ che indica il tramonto, il morire del sole. ‘Occidente’, appunto! Morire cercando la vita, ma in realtà muovendosi verso la morte”. Citando il teologo cattolico, Johann Baptist Metz, il vescovo ha indicato la fede come “memoria rischiosa”. “Si profila il paradosso d’una fede che, prima d’essere adesione a una verità conosciuta, è amore praticato verso una persona sconosciuta. Ed è già quella carità, che dà vita alla fede e senza la quale la fede è morta”.

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