Migranti: Giammarinaro (Onu), “poca identificazione e aiuto precoce per i soggetti a rischio”

Quando i migranti approdano in un luogo “vengono rilevate le impronte digitali e sono avviate le procedure per distinguere i richiedenti asilo dai cosiddetti migranti economici. Ma anche i migranti vulnerabili dovrebbero essere identificati e procedure robuste messe in atto lungo le rotte dei migranti per identificare e aiutare chi è stato vittima della tratta o ne è a rischio”. Lo ha detto Maria Grazia Giammarinaro, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tratta di persone, presentando la sua relazione al Consiglio per i diritti umani a Ginevra. Ne emerge che “c’è stata poca identificazione e aiuto precoce per le vittime o per i soggetti a rischio”, processi che “non sono percepiti come una priorità durante il grande afflusso di migranti”. Ma “qualsiasi mancata identificazione di una persona trafficata si traduce in un’ulteriore negazione dei diritti di quella persona”, ha sottolineato. Identificazione, riferimento a servizi appropriati, inclusione sociale nella società ospitante sono i tre passi per un aiuto efficace alle vittime. Molteplici sono le forme di sfruttamento cui i migranti sono esposti nei Paesi di transito e di destinazione, ma destano preoccupazione anche “le sfide affrontate dai migranti costretti a tornare a casa”. Di qui l’importanza di stabilire procedure per valutare il rischio di tratta e identificare le vittime “prima di qualsiasi decisione sul ritorno”. Giammarino ha dichiarato “allarmante che gli Stati Ue de facto deleghino tali procedure a un’istituzione regionale come l’Agenzia europea di guardia costiera e di frontiera (Frontex)”: “La decisione finale sui migranti da rimandare spetta alle autorità statali”.

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