Diocesi: Torino ricorda il card. Ballestrero. L’arcivescovo Nosiglia, “una sapienza del cuore maturata e costruita dentro un carattere impetuoso e un’intelligenza vivissima”

“Una sapienza del cuore maturata e costruita dentro un carattere impetuoso e un’intelligenza vivissima”. Con queste parole, mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha descritto il ministero episcopale del card. Anastasio Alberto Ballestrero, di cui quest’oggi ricorre il 20° anniversario della morte. Nell’omelia della messa, celebrata questa sera nel santuario della Consolata, mons. Nosiglia ha sottolineato come il card. Ballestrero – di cui è in corso la causa di beatificazione – ha avuto una sapienza che gli ha permesso “di guidare la Chiesa in Italia come presidente della Cei e le diocesi di Bari e di Torino, affrontando con coraggio e vigore i nodi anche più intricati che si creavano quando prevalevano idee o posizioni contrapposte, non sempre verificate; una sapienza vissuta con la dovuta umiltà alla luce della fede”. Mons. Nosiglia ha condiviso con i fedeli presenti in basilica un suo ricordo personale, legato al Convegno ecclesiale di Loreto (1985). “Il clima del Convegno prese a un certo punto una piega non buona che suscitò divisioni e incomprensioni tra i convegnisti con tensioni che facevano presagire una clamorosa rottura della comunione – ha ricordato mons. Nosiglia –. Il punto nodale era quello di percorrere uniti una via capace di promuovere nel nostro Paese una forte presenza dei laici in particolare che facesse ricuperare alla fede cristiana e alla sua testimonianza, un ruolo guida e una efficacia trainante nel cammino verso il futuro”. “Le conclusioni del presidente Ballestrero – ha commentato l’attuale arcivescovo di Torino – furono un capolavoro di saggezza e di equilibrio, un momento di pacificazione che senza rinnegare una o l’altra posizione riuscirono a riportare serenità e fiducia in tutti. Egli sottolineò che non si fa parte della Chiesa per chiudersi dentro le proprie piccole posizioni contrapposte, che creano disunione e suscitano beghe che si è tentati di enfatizzare: non ne vale la pena. È stupendamente bello, affermò tra gli applausi di tutta l’assemblea, che i figli di Dio si scoprano tali proprio nel dialogo e confronto tra loro e traggano da questa scoperta la loro insostituibile fraternità che smorza ogni contrasto ed esercita la riconciliazione con il mutuo perdono chiesto insieme al Signore”.

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