Sinodo giovani: Instrumentum laboris, “avere un lavoro stabile è fondamentale”. Preoccupazione per i “Neet”

“Avere un lavoro stabile è fondamentale, perché comporta stabilità economica e relazionale, e possibilità di realizzazione personale”. È il pensiero della maggioranza dei giovani, registrato dall’Instrumentum laboris del Sinodo di ottobre, in cui emerge la preoccupazione per l’aumento dei “Neet”, i giovani che non studiano e non lavorano . “Il lavoro è il mezzo necessario, anche se non sufficiente, per realizzare il proprio progetto di vita, come avere una famiglia e dei figli”, rivendicano le nuove generazioni. Nel mondo, “le preoccupazioni sono maggiori dove la disoccupazione giovanile è particolarmente elevata”: nei contesti più poveri, “il lavoro acquista anche un significato di riscatto sociale, mentre la sua mancanza è tra le principali cause dell’emigrazione all’estero”. In Asia, in particolare, “i giovani crescono misurandosi con una cultura del successo e del prestigio sociale e con un’etica del lavoro che permea le aspettative dei genitori e struttura il sistema scolastico, generando un clima di grande competizione, un orientamento fortemente selettivo e carichi di lavoro molto intensi e stressanti”. In generale, “sono molti i Paesi in cui la disoccupazione giovanile raggiunge livelli che non è esagerato definire drammatici”, e moltissime sono le situazioni “in cui le persone, giovani compresi, sono costrette dalla necessità ad accettare un lavoro che non rispetta la loro dignità: è il caso del lavoro nero e informale – spesso sinonimo di sfruttamento –, della tratta di persone e delle tante forme di lavoro forzato e di schiavitù che interessano milioni di persone nel mondo”. Senza contare il progresso tecnologico, che “minaccia di rivelarsi nemico del lavoro e dei lavoratori”, come dimostra “l’avvento dell’intelligenza artificiale e di nuove tecnologie come la robotica e l’automazione”, e “mette a repentaglio le prospettive occupazionali di intere categorie di lavoratori”. “La promozione di un modello economico nuovo – si legge nel testo – richiede di favorire lo sviluppo di quelle alternative che spontaneamente nascono nelle periferie e tra i gruppi che patiscono le conseguenze della cultura dello scarto, ma che conservano valori e pratiche di solidarietà che altrove sono andati smarriti”.

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