Giornata rifugiato: Ramonda (Comunità Papa Giovanni XXIII), “potenziare vie legali e sicure per arrivare in Europa”

“Stiamo assistendo ad un fenomeno epocale, non più un’emergenza. L’Onu parla di 68 milioni di profughi nel mondo. Persone costrette a scappare dalla loro terra per fuggire da guerre e persecuzioni. Nell’affrontare questo problema non si può pensare solo di chiudere frontiere o porti, ma occorre gestire in modo regolato l’immigrazione e l’integrazione, potenziando vie legali e sicure per arrivare in Europa e sottrarre questa povera gente dalle mani dei trafficanti di uomini”. Così Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato. Da cinque anni alcuni volontari di Operazione Colomba, il corpo di pace della Comunità fondata da don Oreste Benzi vivono nel campo profughi siriani di Tel Abbas, nel nord del Libano. Alcune famiglie che vivevano nel campo profughi sono giunte in Italia tramite i corridoi umanitari, accompagnate dai giovani volontari dell’Apg23 che si sono occupati della loro accoglienza ed integrazione in Italia.
“Noi – sottolinea Ramonda – siamo andati a vivere con loro. Di più, siamo andati a vivere come loro. Eppure dovrebbero essere loro a vivere come noi”. “Nel 2016 siamo riusciti per la prima volta, grazie alla collaborazione di Sant’Egidio e Valdesi, ad aprire due corridoi umanitari, facendo giungere in modo legale e sicuro intere famiglie di siriani”, aggiunge il presidente di Apg23, per il quale “questo progetto è talmente valido che ora possiamo portare in salvo altre famiglie siriane. Il tutto a costo zero per lo Stato italiano, che non destina risorse a questi progetti. La nostra missione in Libano e l’accoglienza delle famiglie siriane in Italia è tutta sulle nostre spalle. Ci affidiamo solamente alla Provvidenza ed agli italiani di buon cuore”.

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