Volontariato: mons. Galantino, “può contribuire a ricucire il tessuto sociale”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“È compito di tutti ricucire il tessuto sociale sottoposto con incredibile cinismo alla frantumazione. Un ruolo importante può giocarlo il volontariato: un’esperienza che accomuna giovani e adulti, di qualsiasi estrazione ‘arruolando’ quanti decidono di dare un taglio alle abitudini del quieto vivere”. Lo scrive il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, nell’articolo pubblicato oggi su “il Sole 24 Ore”, per la rubrica “Testimonianze dai confini”. Grazie al volontariato, secondo il vescovo, è possibile “contribuire al nascere di nuovi modi di vivere e partecipare alle sorti del nostro mondo, piccolo o grande che sia”. Mons. Galantino lo presenta come una scelta “controcorrente” in una società “dal volto spesso cinico e ripiegato su se stesso” e nella quale “il tempo significa denaro e ricerca talvolta ossessiva del tornaconto”. Poi, il vescovo sottolinea come “il volontario non è chiamato ad agire solo ‘per’, ma ad agire anche ‘con’”. Un agire in questo modo “non genera soltanto coinvolgimento e promozione della persona che smette di essere e di vedersi considerato un soggetto passivo”. “La persona attivamente coinvolta infatti è portata essa stessa a diventare protagonista del proprio cambiamento. Nella libertà dell’azione volontaria coordinata si compie il passaggio dall’agire individuale all’agire sociale che, accanto alla libertà, esige autonomia”. Il segretario generale della Cei evidenzia dunque che “l’azione volontaria non può essere esposta a collateralismi né può essere subordinata ai luoghi della politica. Deve piuttosto essere capace di operare in un autentico e libero confronto con gli altri attori”. Un’autonomia che “non vuol dire estraneità verso la politica e le istituzioni, ma capacità di offrire un contributo originale alla ricostruzione delle reti di cittadinanza e al rinnovamento della politica, colmando la distanza che oggi separa la sfera istituzionale dalla società”. È questa la strada che – sostiene il vescovo – “dà corpo alla democrazia partecipativa senza sostituire né rinnegare la democrazia rappresentativa”.

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