Chiese d’Oriente: mons. Vasil, “integrazione non faccia perdere identità ecclesiale e rituale”

Rispetto ai fedeli orientali che emigrano in Occidente, “l’integrazione sociale e culturale ben venga, ma se parliamo di integrazione che fa perdere identità ecclesiale e rituale, questa non corrisponde al desiderio della Chiesa espresso attraverso i documenti conciliari e lo stesso codice di diritto canonico, che suggerisce che i fedeli orientali, anche quando arrivano da nuove terre, possibilmente mantengano la propria identità ecclesiale anche attraverso la creazione delle strutture pastorali che corrispondano ai propri bisogni pastorali”. Lo ha detto al Sir mons. Cyril Vasil, segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, intervenuto questa mattina nell’Eparchia di Lungro al 21º Incontro dei vescovi orientali cattolici. A proposito dell’impegno della Chiesa cattolica in Ucraina, mons. Vasil ha evidenziato come “essa può apportare il suo contribuito alla pace sia civile che religiosa attraverso il suo approccio basato sul rispetto fondamentale della libertà dell’uomo e della coscienza, apertura verso gli altri e verso un senso ecumenico che deve essere un ponte verso l’unità delle genti e delle Chiese”.  Mons. Vasil, trattando il tema “Tratti peculiari dell’identità di una Chiesa orientale”, ha tracciato la struttura delle Chiese orientali cattoliche, sottolineando che “il termine Chiesa sui iuris è certamente positivo dal punto di vista ecclesiologico, perché sottolinea l’ecclesialità delle rispettive Chiese orientali e non le identifica soltanto con il rito”. Infatti, ha evidenziato il relatore, “in alcune Chiese l’aspetto etnico è molto marcato, anzi – ha detto proprio in riferimento alla Chiesa ucraina e armena – si potrebbe dire che è identificativo”.

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