Biblioteche ecclesiastiche: Cocchi (La Nostra Famiglia), progetto innovativo per giovani autistici. “Serve un’antropologia degli ultimi”

Un progetto innovativo per giovani affetti da disturbi dello spettro autistico (Asd). E’ “Digital Humanities: conoscenza ed uso di strumenti digitali nella formazione al lavoro di persone con Disturbi dello spettro autistico”, realizzato nel 2017 da “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini (Lecco) e finanziato dalla Regione Lombardia. Un corso di formazione post-diploma di 620 ore per 13 giovani adulti, denominato “Multimediatecario”, finalizzato all’acquisizione di competenze in parte previste per la figura del bibliotecario, in parte riferibili all’editoria e alla multimedialità. A presentarlo è lo psicologo Mario Cocchi, intervenuto al convegno “Professionalità e carità intellettuale: quarant’anni di Abei (1978 – 2018)”che si conclude oggi a Roma. In estrema sintesi, il progetto “è stato orientato a potenziare motivazioni ed interessi delle persone con Asd, tenendo conto di alcuni specifici profili di attività: le pratiche inerenti l’archivistica e la selezione/conservazione dei documenti fino alla gestione di materiale multimediale sono apparse compatibili” con le loro capacità. Il tirocinio è stato svolto presso sedi territoriali, limitrofe alla zona di residenza dei corsisti ed ha coinvolto biblioteche di pubblica lettura, biblioteche universitarie ed una televisione locale.

Alla conclusione del progetto, i docenti hanno riconosciuto che il confronto con questi studenti ha rappresentato per loro “un significativo cambiamento nel modo di spiegare e più in generale di comunicare con l’altro”. Assumendo un modello di approccio centrato sulla persona, le “Digital Humanities” hanno rappresentato “uno spazio comunicativo in cui il disabile è diventato un interlocutore attivo”. E’ stato insomma sviluppato “un processo di cooperative learning”. Lo testimoniano in un video gli stessi partecipanti raccontando la propria esperienza, i propri dubbi, difficoltà e paure iniziali ma anche l’incoraggiamento ricevuto dai docenti, la sicurezza e la fiducia acquisita nelle proprie capacità, l’avere imparato a porre domande a accettare correzioni. Secondo i docenti, i giovani hanno dimostrato “sorprendentemente” anche una “capacità di interagire adeguatamente tra loro creando dei rapporti di confidenza ed amicizia, ci ci hanno meravigliato con la loro umanità”.  “Occorre superare le apparenze e scommettere sull’altro, sui suoi punti di forza”, conclude Cocchi sostenendo la necessità di una “antropologia degli ultimi”.

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