Papa Francesco: alla Specola Vaticana, gestire “flusso di informazioni” dall’universo “può dare speranza” anche a chi si sente travolto da “rivoluzione” di Internet e social media

foto SIR/Marco Calvarese

“È sempre importante, come scienziati e come credenti, iniziare ammettendo che c’è molto che non sappiamo. Ma è altrettanto importante non essere mai soddisfatti di rimanere in un comodo agnosticismo. Proprio come non dobbiamo mai pensare di sapere tutto, allo stesso modo non dovremmo mai temere di provare a imparare di più”. È la “lezione” impartita dal Papa ai partecipanti alla Scuola estiva di astrofisica promossa dalla Specola Vaticana, ricevuti oggi in udienza nella Sala Clementina. “L’universo è immenso e, man mano che cresce la nostra comprensione di esso, aumenta anche la necessità di imparare a gestire il flusso di informazioni che ci giungono da tante fonti”, ha esordito Francesco, secondo il quale “il modo in cui gestite una tale quantità di dati può dare speranza anche a coloro che nel mondo si sentono travolti dalla rivoluzione informatica di Internet e dei social media”. “Alla luce di tutte queste informazioni e di questo enorme universo, ci sentiamo piccoli e potremmo essere tentati di pensare che siamo insignificanti”, ha ammesso il Papa, precisando però che “non c’è nulla di nuovo in questa paura”, come insegnano i salmi, che risalgono a più di duemila anni fa. “Conoscere l’universo, almeno in parte; conoscere che cosa sappiamo e che cosa non sappiamo, e come possiamo procedere per sapere di più: questo è il compito dello scienziato”, ha spiegato Francesco. “E poi c’è un altro sguardo, quello metafisico, che riconosce la Causa Prima di tutto, nascosta agli strumenti di misurazione”, ha proseguito: “E un altro sguardo ancora, quello della fede, che accoglie la Rivelazione. L’armonia di questi diversi piani di conoscenza ci conduce alla comprensione; e la comprensione – speriamo – ci apre alla Sapienza”. “Attraverso di noi, creature umane, questo universo può diventare, per così dire, consapevole di sé stesso e di Colui che ci ha creati”, la tesi del Papa: “È il dono – con la relativa responsabilità – che ci è stato dato come esseri pensanti e razionali in questo cosmo”. “Ma come esseri umani siamo più che pensanti e razionali”, il monito: “Siamo anche persone con un senso di curiosità che ci spinge a saperne di più; creature che lavorano per imparare e condividere ciò che hanno imparato, per il gusto di farlo. E siamo persone che amano ciò che fanno e che scoprono nell’amore per l’universo un assaggio di quell’amore divino che, contemplando il creato, ha dichiarato che era buono”. Infine la citazione di Dante, che nel suo Paradiso “ha scritto che è l’amore che muove il sole e le stelle”. “Possa anche il vostro lavoro essere mosso dall’amore”, l’augurio finale ai presenti: “Amore per la verità, amore per l’universo stesso, e amore di ognuno di voi per l’altro, lavorando insieme nella diversità”.

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